21/05/2025

Le PMI dell’automotive nella “tempesta perfetta”

Michele Maestroni

Tra produzione in calo, elettrico lento e dazi commerciali, le eccellenze del Made in Italy stanno attraversando una crisi senza precedenti. Ma l’instabilità può offrire opportunità non solo agli imprenditori, ma anche a investitori e player del mercato dei capitali
La produzione in calo, una transizione all’elettrico che fatica a decollare e, ora, anche i dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti. Il settore dell’automotive sta attraversando una tempesta perfetta che soffia forte sulle piccole e medie imprese italiane, colonna portante dell’economia italiana ed eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Uno scenario che, nella ricerca di finanziamenti, preoccupa non solo gli imprenditori ma anche gli investitori, per i quali il mercato dei capitali somiglia sempre più a un rebus da risolvere ed è caratterizzato da una volatilità che, dalla crisi della pandemia in poi, non accenna a diminuire.

“Nonostante i mercati abbiano recuperato le perdite registrate dopo l’annuncio dei dazi ad aprile, per le imprese rimane difficile decidere investimenti importanti quando non si sa se e quando è in arrivo un nuovo scossone”, ha spiegato Paolo Basso, managing director di Morgan Stanley, durante la tavola rotonda su pmi e mercato dei capitali che si è tenuta nel primo giorno di Autopromotec 2025. Da punto di debolezza, l’instabilità economica e le politiche globali incerte possono diventare un punto di forza per le aziende che sanno cogliere il momento per innovarsi.

Ne è convinto Constantin Terzago di Mutares, che guarda allo sviluppo dell’aftermarket: “Il settore ha dimostrato una grande resilienza, perché non si limita più al pezzo di ricambio ma si è allargato alla fornitura completa dei servizi, dal software agli aggiornamenti – ha ribadito –. Un cambiamento che dà soddisfazioni anche in termini di ricavi, soprattutto in un momento in cui i volumi dell’elettrico non sono andati come ci si aspettava”. Le crisi non sembrano fermare l’internazionalizzazione, che è rimasta la vocazione naturale del Made in Italy. Ed è nelle operazioni cross-border che il mercato dei capitali (dal più tradizionale credito bancario alle novità della private equity) rimane un volano ancora imprescindibile, hanno sottolineato anche la responsabile Export di Simest, Carolina Lonetti, e il manager di Crédit Agricole Marco Perocchi.

Con un occhio agli incentivi dell’Industria 5.0 e le trasformazioni portate dall’intelligenza artificiale. Novità che, però, non si possono cogliere senza “un certo tipo di cultura”, ha ammonito l’amministratore delegato di Warrant Hub, Lorenzo Bellelli: “Su questo fronte, in Italia c’è ancora poca chiarezza normativa – ha detto – ma la corsa ai macchinari deve essere accompagnata dalla formazione delle aziende e da un pensiero nuovo”.

 
 





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