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Speciale Autopromotec Conference 2018

Componentistica automotive, serve una filiera manifatturiera per i veicoli full electric

Stefano Belfiore - direttore di Inforicambi

Per riuscire a competere nel settore delle auto ibride, plug-in e bev le aziende dell’aftermarket devono aumentare gli investimenti in ricerca e formazione sui motori a batteria. I veicoli di domani avranno meno pezzi ma con un più alto contenuto tecnologico.
“L’elettrificazione dei veicoli rappresenta un’interessante opportunità per la filiera italiana della componentistica, che, nel corso degli anni, ha dimostrato di stare al passo con l’evoluzione del settore automotive, puntando sulla flessibilità e diversificando sia la produzione che il proprio portafoglio clienti”. Ne è fortemente convinto Giuseppe Barile, presidente del Gruppo Componenti Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), che non ha dubbi su quanto sia già alto il livello di attenzione dei nostri attori di comparto nei confronti della vettura elettrica: elemento che, insieme alla guida autonoma e alla shared mobility, andrà ad avere un impatto, senza dubbio, importante sul modo di vivere e concepire l’auto del futuro (imminente) e l’intero universo che gira intorno a esso.   “Sicuramente – prosegue Barile – il processo di trasformazione oggi in atto richiede un impegno importante da parte delle aziende chiamate a investire con maggior continuità in ricerca e sviluppo, in formazione e in competenze. Sorge anche la necessità di maggiore condivisione e scambio tecnologico all’interno della stessa filiera. Così da far fronte ai prevedibili investimenti in asset e capitale umano, ritenuti indispensabili, non solo per affrontare i cambiamenti in atto tecnologico, ma anche e soprattutto per poterlo cogliere a tempo e quindi in una posizione di leadership. In questo senso anche la nostra associazione, si sta predisponendo per un ruolo di catalizzatore di competenze e facilitatore di comunicazione verso i competenti Ministeri. L’impegno della filiera, infatti, necessita, in maniera complementare, di una politica industriale adeguata di sostegno ai settori produttivi del nostro Paese, per competere alla pari con i nuovi player che si affacciano sul mercato. Alcune nostre aziende della componentistica, probabilmente, si troveranno anche ad aprire nuove divisioni per sviluppare specifici componenti e sistemi così da penetrare il business dei sistemi di ricarica”. E rimarca: “Secondo l’edizione 2017 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, studio annuale realizzato da Anfia, Camera di commercio di Torino e Cami dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che fotografa lo stato dell’arte della nostra filiera, già oggi un’impresa su due partecipa a progetti di sviluppo di tecnologie green e il 18,4 per cento opera su powertrain elettrico, ibrido o fuel cell”. Senza dimenticare che gli investimenti maggiori in infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici (e più in generale di rifornimento dei veicoli ad alimentazione alternativa): “sono – conclude il presidente Barile – una condizione necessaria affinché i consumatori dell’Ue possano effettivamente dirottare le proprie scelte di acquisto in questo senso. L’accessibilità di questi veicoli in termini di costi è un’altra significativa barriera per molti consumatori europei. Che pone in rilievo la necessità di armonizzati e coerenti incentivi all’acquisto”.
 
Il nuovo abito dell’auto
Secondo gli ultimi dati resti noti dalla Cgia di Mestre, oggi un autoveicolo è composto da un numero variabile che oscilla da 10 mila a 15 mila pezzi (se si considera anche la galassia della minuteria). L’avvento della green mobility (8 nuove auto su 10 saranno elettriche nel 2030 a detta di uno studio di EV-Volumes) porterà a una mise più sobria e snella per la nostra auto. Si passerà a circa 150 componenti di organi in movimento. Un cambio d’abito o meglio di scena che, quando sarà completato, coinvolgendo anche l’intero parco circolante presente sulle nostre strade, andrà a generare una trasformazione epocale su cui è necessario prepararsi in tempo utile. Così da vivere questa metamorfosi come un’opportunità e non come una criticità. E l’atteggiamento preso dai componentisti nazionali sembra andare proprio in questa direzione. 
“Se parliamo di scenari di guida autonoma, l’illuminazione esterna ed interna riveste un ruolo sempre più importante anche perché gli automobilisti richiedono soluzioni di illuminazione regolabili e dinamiche. Per quanto riguarda l’illuminazione, riteniamo che la tecnologia Led è la migliore possibile per i veicoli elettrici grazie alle notevoli prestazioni in termini di potenza luminosa e basso consumo energetico” evidenzia Simone Grilli, Marketing communication manager di Hella. “Sono, inoltre, necessarie le tecnologie radar che permettono il riconoscimento a 360 gradi degli ostacoli, componenti che saranno indispensabili”.
 



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