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Settembre 2018

Il pacchetto mobilità della Commissione europea: obiettivo “visione zero”

di Massimo Brunamonti

Guida autonoma, armonizzazione dei codici della strada, miglioramento della qualità delle infrastrutture e cyber-sicurezza. Ecco quali sono le linee guida tracciate da Bruxelles per potenziare la sicurezza stradale.
Dopo tanto parlarne la Commissione europea alla fine ha prodotto una Comunicazione, detta “Pacchetto Mobilità”, su uno dei temi più attuali nel mondo del trasporto su gomma: la strategia europea per la mobilità del futuro. L’argomento è sicuramente uno dei più caldi, basta considerare l’impressionante mole di studi e investimenti in merito; a questi si aggiungano le problematiche, qualche volta anche drammatiche, a esso connesse, vedi incidenti anche mortali negli Usa e non solo. In Italia il precedente governo, nella persona dell’allora ministro dei Trasporti Graziano Del Rio, ha emesso un decreto specifico in materia, in cui ha incluso anche la sperimentazione della guida autonoma. Di tutto ciò non possiamo che rallegrarci perché quest’intervento permetterà al nostro paese di giocare un ruolo importante nello sviluppo.

I punti centrali delle Comunicazione sono due: il primo è il perché. Quale è il motivo per cui la guida autonoma assume una valenza sociale e politica? La Commissione esprime il concetto in maniera abbastanza chiara definendone la propria visione: l’ambizione è che la guida autonoma contribuisca a una sostanziale riduzione degli incidenti, dell’inquinamento e della congestione del traffico. Non scordiamoci che l’Europa si è già data l’obbiettivo, questo sì ambizioso, della cosiddetta “Visione Zero”, ovvero zero decessi per incidenti stradali; ebbene la guida autonoma è considerata un ausilio fondamentale per ottenere il risultato, al punto che già dal 2014 sono stati erogati finanziamenti europei per ricerca e sviluppo per 300 milioni di euro e dal 2018 sono stati resi disponibili altri 103 milioni per supportare progetti pilota di guida a elevata automazione per auto e camion. A questo si aggiungano altri 50 milioni di finanziamenti per la connessione 5G in ausilio alla guida assistita. Ma il più e il meglio avviene nel campo della digitalizzazione delle infrastrutture, componente fondamentale per la mobilità intelligente. Un totale di 1.173 milioni di euro è in via di stanziamento per la Struttura di Connessione Europea che digitalizza le infrastrutture stradali in 16 paesi della Ue Italia inclusa. La struttura, pensata per tutta la mobilità su strada, ha peraltro un primo obiettivo nel traffico merci: un esempio è il progetto pilota del “Plotone di camion”. La denominazione, che può sembrare fantasiosa, identifica una fila di camion a guida autonoma marcianti in fila a pochissima distanza uno dietro l’altro in modo da ridurre consumi e inquinamento. Ebbene, il progetto, detto “Ensemble”, partirà nell’estate di quest’anno. Un’altra infrastruttura tecnologica necessaria e in ulteriore sviluppo è il sistema satellitare europeo Galileo, lanciato ai tempi della presidenza Prodi, fondamentale in quanto capace di assicurare la geolocalizzazione del mezzo con la necessaria precisione.

Il secondo punto rilevante della Comunicazione è il come. Interessante a proposito notare la menzione nel documento alla nuova approvazione di tipo, promulgata lo scorso maggio, che prevede la sorveglianza post-approvazione del mercato in Europa, prima area al mondo a dotarsi di una tale strumento. In effetti è intuitivo: come maggiore è l’automazione della guida, così maggiore deve necessariamente essere l’affidabilità del veicolo. La Commissione sintetizza il concetto radunando due parole d’ordine: guida autonoma sì ma sicura, e la propria sicurezza richiede anche altre iniziative collaterali quali l’armonizzazione dei codici della strada, il miglioramento della qualità delle strade e della segnaletica, la cyber-sicurezza. Il futuro sembra roseo, come sottolinea la Commissione stessa, quando menziona i vantaggi che la mobilità intelligente può procurare, per esempio, ai disabili; ma allo stesso tempo non mancano i chiaroscuri tra cui, per esempio, la presumibile ridotta domanda di piloti e la conseguente necessità sociale di riqualificazione della categoria. Dall’altro lato, la guida autonoma, insieme all’auto connessa, genererà tutta una serie di servizi innovativi che a loro volta creeranno valore aggiunto e lavoro soprattutto a livello alto e medio alto.

È interessante però notare come alla fine del documento si legga un certo imbarazzo nel cercare di ipotizzare un bilancio finale della rivoluzione della guida autonoma. Come dire: andrà tutto bene ma chi lo sa? Comprensibile, si tratta di una rivoluzione e come sempre ci sarà chi vince e chi perde ma una cosa è certa, che piaccia o no, accadrà e “l’Europa deve cogliere l’opportunità di essere leader”.



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