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Marzo 2019

Aftermarket automotive, il mercato rallenta dopo 4 anni di espansione

Dino Collazzo

Contrazione economica, incertezza e bassi consumi spengono la domanda. Nella filiera le acquisizioni rendono più selettiva la competizione
Il mercato dell’Independent aftermarket italiano rallenta. Dopo 4 anni di espansione a partire dalla seconda metà del 2018 la maggior parte degli indicatori economici del settore mostrano segni meno. E le prospettive per il 2019 indicano che l’andamento negativo potrebbe prolungarsi per l’interno anno. Le cause di questa frenata, stando all’analisi realizzata dal Politecnico di Torino e presentata durante la nona edizione del convegno Iam Italia, sarebbero da imputarsi a un rallentamento dell’economia globale, a un drastico calo dei consumi in area Euro e a una forte incertezza lungo tutta la filiera Iam. Proprio quest’ultimo elemento ha un peso rilevante sugli investimenti delle aziende che, a dispetto dei tassi bassi e quindi di maggiore disponibilità di denaro, preferiscono attendere tempi migliori per delineare piani strategici a lungo termine. Questa fase d’attesa però non va confusa con una situazione d’immobilismo all’interno della filiera. Infatti, stando a quanto riportato nell’analisi realizzata da Silvano Guelfi, responsabile scientifico del centro di ricerca Automotive independent aftermarket, insieme al suo staff, all’interno del settore si sta assistendo a una “ipercompetizione”.

Acquisizioni, fusioni e partnership commerciali tra imprese stanno infatti spingendo molti attori a unirsi per affrontare al meglio i cambiamenti in corso nel mondo automotive. L’obiettivo è di riuscire a conquistare sempre più quote di mercato per trovarsi poi in una posizione di vantaggio quando la produzione industriale tornerà a crescere. I ricercatori del Politecnico stimano che nel giro di 3 anni i primi 10 distributori Iam avranno il 70% del mercato. E questo perché si assisterà a uno sfoltimento di aziende. I volumi e le quote di mercato liberate, per un valore di 361 milioni di euro, andranno a rimpinguare i bilanci di quei player che oggi, in una fase di volumi e prezzi in contrazione, scelgono di sacrificare parte del proprio fatturato pur di rimanere nel mercato. Non va dimenticato però, ha ripetuto più volte Guelfi, che per continuare ad avere un business serve anche puntare sul rinnovamento aziendale. Che per il professore del Politecnico passa dalla capacità di migliorare le competenze in azienda scegliendo personale qualificato e coerente con i cambiamenti in atto, investire in innovazione tecnologica e ammodernare strumenti e processi produttivi.
 
Mercato Iam
Il mercato Iam 2018 registra una forte tensione. Una maggiore sensibilità ai volumi accompagnata dalla crescita dell’indebitamento finanziario e dalla discesa da prezzi ha ridotto di molto i rendimenti delle aziende. Una situazione che rischia di protrarsi – visti i segnali non certo incoraggianti dell’economia mondiale – per tutto il 2019. Nell’ultimo anno per i distributori (64,12% sell out complessivo analizzato dal Politecnico), il cui mercato vale 2 miliardi di euro, la crescita del fatturato è stata negativa. Il settore a fine anno ha fatto registrare un -0,8% (-1,2 nei primi due mesi 2019). Questo dato è il diretto risultato dell’azzerarsi della spinta dei volumi, che negli ultimi 4 anni è passata dal +5,4% del 2015 al +0,1% del 2018 (-1% nei primi due mesi 2019). A fare il paio con il brusco rallentamento del mercato dei distributori Iam c’è poi l’andamento al ribasso dei prezzi: il calo, ormai una costante degli ultimi 4 anni, a fine dicembre ha toccato quota -1,6% (-1,2% nei primi due mesi del 2019). Non tutti però, all’interno della filiera, soffrono questo momento di difficoltà. Infatti, tra i primi 10 grandi distributori, 6 hanno registrato nel 2018 un tasso di crescita medio del +11,5%.

Questi gruppi sono quelli che stanno sì sacrificando un po’ di margine a vantaggio dei volumi per non perdere quote, ma sono anche quelli che continuano a investire e a perseguire una strategia di acquisizione e fusione per meglio strutturarsi. Una situazione simile, sia dal punto di vista dei dati che della strategia, la si riscontra anche nel settore dei ricambisti dove le categorie prodotto con marginalità maggiore del 30% hanno avuto una flessione tra il 2017 e il 2018 di 0,3 punti percentuali. In questa fase di cambiamenti nel mondo dell’automotive le imprese della filiera Iam stanno adottando una strategia di rafforzamento della loro posizione. Ma non basta. Serve infatti una nuova strategia di business che consideri come affrontare i mutamenti portati da elementi come l’auto ibride, elettriche, i sensori per la guida autonoma e strumenti per la diagnosi da remoto. Tutti aspetti che impatteranno, nel lungo periodo, su una grossa parte del mondo aftermarket spingendo molte realtà a chiudere se non sapranno governare i cambiamenti.



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