Condividi su
Dicembre 2018

Scudieri: "Il rilancio nazionale parte dall’automobile"

Nicoletta Ferrini

Per Paolo Scudieri, neo presidente di Anfia, il rilancio del settore passa da nuove sfide e una maggiore collaborazioni tra imprese e istituzioni. 
L’automotive italiano naviga nel cuore di una tempesta perfetta. Dopo le buone prestazioni registrate negli ultimi anni (+4,4% nel 2017), la produzione di settore, nel suo complesso sta attraversando una corrente negativa (-0,6% nei primi nove mesi del 2018). Ordini e fatturato, soprattutto per quanto riguarda il mercato interno, sono in contrazione. Sul settore incombono le incertezze legate all’introduzione di stringenti regolamentazioni nazionali e sovranazionali per contenere le emissioni nocive prodotte dai veicoli nuovi. L’orizzonte delle nuove sfide tecnologiche innovative – tra cui spiccano l’elettrificazione dell’auto e la guida autonoma – è infine sempre più vicino. È in questo scenario che Paolo Scudieri è salito sul ponte di comando di Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), una tra le principali associazioni di categoria di Confindustria. Suo il compito di tenere la barra dritta nei prossimi tre anni e guidare l’associazione attraverso un oceano burrascoso. “Sono davvero grato agli associati che hanno riposto la loro fiducia in me”, afferma il neo presidente. Il suo, come ammette candidamente, sarà un triennio, 2019 - 2021, che varrà per almeno tre decenni. “Non sono tempi semplici”, ammette.
Nella sua agenda da neo-eletto presidente Anfia, Scudieri ha inserito la definizione di una forma di associazionismo sempre più aperto alla condivisione anche internazionale al fine di aumentare l’appeal tecnologico dei prodotti delle imprese della filiera, grandi o piccole che siano, e una crescente applicazione del concetto di “economia circolare” anche in vista dei traguardi di rating richiesti alle aziende lanciate in un percorso di internazionalizzazione. Al primo posto nell’elenco degli obiettivi di mandato, Scudieri inserisce però l’impegno a focalizzare l’attenzione generale sulla potenza tecnologica e innovativa dell’Industria automotive, “che negli ultimi anni è stata trainante per la ripresa nazionale”, ribadendo con forza l’impegno di Anfia a supporto della filiera. “La nostra associazione ha 106 anni. Si può dire che sia nata con l’automobile. Di sicuro può essere considerata come la memoria storica della industria”. Un’industria che conta oggi oltre 5.000 imprese in Italia per un fatturato di più di 100 miliardi di euro, vale a dire il 6% del Pil, e circa 260.000 addetti diretti e indiretti, cioè il 7% degli occupati della manifattura. “Siamo il settore industriale che investe di più in ricerca e innovazione (quasi 1,7 miliardi in Italia e 53 in Europa), la metà da aziende della componentistica. Contribuiamo, inoltre, al gettito fiscale per oltre 74 miliardi di euro”, afferma Scudieri. Anche negli anni più duri, la componentistica automotive, che nel nostro Paese rappresenta un’eccellenza, ha saputo fronteggiare la crisi, diversificando il portafoglio clienti e mantenendo alta la sua competitività grazie a valori importanti di export (oltre 21 miliardi di euro nel 2017). “Nonostante i maggiori costi dell’energia, il cuneo fiscale, i tempi incerti della giustizia e la burocrazia dilagante, siamo la seconda manifattura in Europa. Viene però spontaneo chiederci dove potremmo arrivare se ci fosse un’equivalenza competitiva”. Il messaggio lanciato dal neo-presidente Anfia suona forte e chiaro: “l’Industria automobilistica merita un ruolo centrale nel programma di rilancio e sviluppo economico del Paese. Occorre agire su quei fattori di produzione che per troppo tempo hanno creato un gap tra il fare impresa in Italia o negli altri Paesi europei. Rimuovere questi nodi ci renderebbe non solo più competitivi in termini di export, ma anche più interessanti rispetto a investimenti esteri nei nostri territori”.
 
Obiettivo: rilancio
Il tutto s’inserisce con particolare urgenza in uno scenario di settore genericamente piuttosto complesso: “le sfide si intensificano – conferma Paolo Scudieri –. Alcune sono interne all’associazione, come per esempio la necessità di un’evoluzione degli associati in termini di globalizzazione, innovazione, evoluzione dei prodotti, formazione. Altre sono sfide esterne, legate allo sviluppo di nuovi mercati economici, connessi alla crescita delle città e alla necessità di disporre tecnologie che rendano virtuoso il rapporto tra l’automobile ed il mondo che la circonda”. Tra tutti emerge con prepotenza il tema della riduzione delle emissioni di anidride carbonica. “Negli ultimi 20 anni sono stati fatti passi da gigante – sostiene il presidente di Anfia –. Il settore automotive ha ridotto del 35% le proprie emissioni nocive e oggi l’automobile è responsabile solo dell’8% delle emissioni totali”. La questione è al centro del dibattito politico nazionale e internazionale. Non di meno, in Italia sembrerebbe essere stata inserita una doppia marcia. C’è, da un lato, un’evidente volontà da parte delle istituzioni di accelerare in direzione di una mobilità “zero emissioni”, come dimostra l’eco-provvedimento bonus-malus (ancora in fase di definizione), che si inserisce nella scia della risoluzione legislativa per il taglio delle emissioni di CO2 delle auto nuove, proposta dal Parlamento europeo (-40% entro il 2030, con un obiettivo intermedio -20% entro il 2025, ed un rapido assorbimento da parte del mercato delle auto elettriche e a basse emissioni). L’altro lato della medaglia è un parco circolante che, nel nostro Paese, è composto per oltre il 38% da automobili ante euro 4 (circa 15 milioni di veicoli), cui si somma un interesse ancora forte per l’acquisto di vetture diesel usate. “In mancanza di una regolamentazione chiara non può esserci un vero cambiamento – motiva Paolo Scudieri –. Una rottamazione sarebbe una panacea nella lotta alle emissioni nocive”.
 
Non solo full electric
La strada verso la mobilità a zero emissioni è comunque ormai tracciata e richiede all’industria investimenti e obblighi che, se non raggiunti, comporteranno pesanti sanzioni economiche per i Costruttori. L’impegno, però, come sostenuto con forza da Scudieri, si deve allargare prepotentemente anche alle istituzioni. La diffusione dell’auto elettrica necessita infatti di adeguate infrastrutture indispensabili per sostenerne la circolazione. Queste sono però oggi fortemente carenti sia in Europa che in Italia. “Secondo la Direttiva Dafi dovrebbe esserci una colonnina ogni dieci veicoli elettrici – indica Scudieri –. In pratica, servirebbero 30-40mila colonnine per 300-400mila vetture, che rappresenterebbero a loro volta pochi punti percentuali rispetto al circolante nazionale. Ci aspettiamo, dunque, un impegno concreto per la realizzazione delle infrastrutture e lo chiediamo a gran voce ai rappresentanti di Governo che, in Europa, si sono espressi a favore di obiettivi estremamente ambiziosi, raggiungibili solo con un mercato prettamente elettrico, seppur consapevoli di rappresentare un Paese leader nella produzione delle altre tecnologie”. La sfida dell’elettrificazione andrebbe infatti affrontata, secondo il presidente di Anfia, tenendo conto anche del fatto che il 41% della manodopera nazionale diretta nel settore è legata alla produzione di auto a combustione interna e loro motori. “Il motore termico è l’attualità per la filiera. A questa tecnologia sono legate migliaia di aziende italiane, - chiarisce Paolo Scudieri. - La trasformazione indotta dalla regolamentazione è radicale, ma l’evoluzione del settore deve essere gestita con tempistiche progressive, supportando le aziende nel cambiamento tecnologico e formativo. I tempi dovranno, non ultimo, essere dettati proprio dalla disponibilità delle infrastrutture necessarie per questi veicoli”.
 
Ultima frontiera tecnologica
Un’altra grande sfida è quella della guida autonoma. “E’ un fronte che ci vede protagonisti con il progetto ‘Borgo 4.0’”, racconta il presidente di ANFIA. Il progetto, inserito nel programma ‘Campania 2020 – Mobilità sostenibile e sicura’, prevede la trasformazione di un’area della regione in un laboratorio di sperimentazione per le tecnologie di mobilità intelligente, con auto a guida autonoma e sistemi di rilievo e monitoraggio in tempo reale. “Borgo 4.0 è un’area in cui evolvere, testare, omologare e far metabolizzare dalla società un modo completamente diverso di utilizzare l’automobile, - illustra Scudieri. - Obiettivo è arrivare ad una condivisione omologativa all’interno di un contesto sperimentarle fatto di smart road, interconnessioni e servizi digitali avanzati. Lavorando sinergicamente con il mondo accademico e con le istituzioni, siamo convinti che l’iniziativa, con le sue ricadute scientifiche, tecnologiche e occupazionali, porterà innovazione e competitività”.
Paolo Scudieri, non ha dubbi, l’auto autonoma è una grande opportunità per il settore. Non deve spaventare, ma anzi emozionare. “La tecnologia non mette all’angolo l’automobile. Tutto il contrario. Man mano che cresce il livello tecnologico della vettura intelligente, aumenta il sentimento affettivo per quel “mezzo di libertà” che è l’automobile. – sostiene il presidente di ANFIA. – L’automobile è l’asticella più alta della tecnologia e percorre in modo anticipatorio i cambiamenti della società. Se guardata bene, con attenzione, ci permette di vedere al di là del presente in direzione di quelle tendenze verso cui il consumatore si rivolge”.



Sullo stesso tema



Non perdere nessun articolo del Blog Autopromotec! Iscriviti alla newsletter!

Iscriviti