Autopromotec Talks: il valore del Made in Italy nella componentistica e nel post-vendita automotive
Si è svolto a Roma, in data 10 dicembre, il terzo Autopromotec Talk dal titolo “Quando ogni pezzo conta: il valore del Made in Italy nella componentistica e postvendita automotive”, moderato da Giuseppe De Filippi, vicedirettore Tg5.
Renzo Servadei, AD di Autopromotec, ha illustrato come questa fiera sia la più specializzata rassegna internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico. In sessant'anni di storia, Autopromotec è cresciuta edizione dopo edizione, fino a diventare il principale evento internazionale in grado di aggregare tutte le filiere merceologiche dell’aftermarket automobilistico: dai pneumatici al car service, dalle attrezzature per officina ai ricambi. È la rassegna più longeva del settore, in Italia e in Europa, che festeggia la sua 30esima edizione proprio nel 2025 a Bologna dal 21 al 24 maggio. La rassegna offre un outlook sui migliori strumenti al servizio dell’aftermarket in officina, tutto quanto gira intorno alla ruota, ricambi e car service.
A sottolineare l’importanza che riveste per il Made in Italy e l’export, introducendo i lavori, è stato l’intervento di Alessandra Pastorelli, Capo Uff. II della Dir. Gen. Promozione Sistema Paese del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale) che ha spiegato come il contesto geopolitico imponga uno sforzo in più per sostenere alle nostre imprese. L’industria della componentistica italiana ha davanti a sé una strada impegnativa, ma anche ricca di opportunità, soprattutto all’estero. Il Min. Tajani ha voluto uno strumento generale, che ha poi deciso di chiamare “Diplomazia della Crescita”, volto a mettere a sistema le istituzioni private e le istituzioni che si occupano del sostegno all’internazionalizzazione delle nostre imprese. È un lavoro di squadra, con l’obiettivo di promuovere la nostra industria ed accompagnarla in un mondo in continuo cambiamento. È un lavoro che coinvolge anche le Associazioni. Tra gli strumenti della Diplomazia della Crescita vi sono le importanti attività svolte dalla nostra rete diplomatico-consolare attraverso progetti di promozione integrata. Il settore fieristico gioca un ruolo chiave per l’internazionalizzazione. Nel periodo 2012-2019 le aziende appartenenti al macrosettore Tecnologia che hanno partecipato a fiere hanno realizzato un migliore fatturato del +5,4% rispetto a quelle che non hanno partecipato. Attenzione è data ai nuovi mercati, tra cui quelli sudamericani, dell’Asia e soprattutto africani, attraverso il Piano Mattei. Infine, il Ministro Affari Esteri, insieme ad ICE, sta mettendo a punto un programma di accelerazione delle esportazioni basato sulla raccolta di nuovi contatti professionali (lead generation) per le nostre imprese (istituzionali e privati) nei mercati esteri, attraverso una campagna di comunicazione mediatica del Made in Italy sui principali Paesi di destinazione dell‘export italiano ed emergenti. L’azione, che sta per essere definita nei dettagli, si svolgerà nei prossimi due anni, considerando due settori su cui puntare in ciascuno dei 20 Paesi individuati.
A queste attività si affiancano altre attività promozionali portate avanti da ICE Agenzia volte a tutelare il Made in Italy nel mondo, come ha illustrato Andrea Mattiello, Ufficio Beni Strumentali AGENZIA ICE. L’ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (ITA, Italian Trade Agency) è l’ente governativo incaricato di assistere le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione, di promuovere l’immagine del prodotto italiano nel mondo e di attrarre investimenti esteri.
La sua missione è promuovere il Made in Italy nel mondo aiutando le imprese italiane, in particolare le PMI, a crescere sui mercati esteri, in stretto raccordo con gli altri stakeholder preposti all’internazionalizzazione del Sistema Italia. L’Agenzia è sottoposta ai poteri di indirizzo e di vigilanza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che li esercita, per le materie di rispettiva competenza, di concerto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. ICE Agenzia promuove con un progetto di sostegno mirato la 30.ma edizione di Autopromotec in quanto, con oltre 1.200 espositori da tutto il mondo e un pubblico professionale atteso superiore a 100.000 visitatori, Autopromotec si conferma una piattaforma unica per l’intero ecosistema dell’assistenza automobilistica. In questi settori molte aziende arrivano ad esportare oltre il 90% della produzione. Per questo motivo, il sostegno del MAECI e Agenzia ICE risulta determinante per supportare un settore che determina una quota di PIL importante per tutto il paese.
I numeri del comparto sono invece stati illustrati da Gianmarco Giorda, Direttore Generale di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica)
Oggi, il 75% circa del valore di una vettura è dato dalla componentistica e una vettura con motore ICE (Internal Combustion Engine) è costituita da circa 30.000 parti. In Europa, la filiera della componentistica automotive investe ogni anno 30 miliardi di euro in R&D e registra circa 40.000 nuovi brevetti (dati CLEPA). In Italia la componentistica è uno dei settori di punta dell’export, con una bilancia commerciale positiva da oltre 20 anni e un avanzo commerciale superiore ai 5 miliardi di euro. In generale, il successo dei componenti italiani a livello internazionale deriva prevalentemente dall’elevata qualità dei prodotti e dalla propensione all’innovazione delle imprese, che si caratterizzano anche per un alto grado di flessibilità nel servizio al cliente. La crisi della domanda di autoveicoli in Europa e in Italia, l’aumento dei costi di produzione e il rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie della mobilità stanno creando le premesse per un possibile peggioramento di scenario riguardo all’impatto della transizione industriale sull’occupazione. Per un’impresa su tre, infatti, è prevista una contrazione dell’occupazione, ma il quadro negativo si evidenzia anche per gli investimenti fissi lordi, per i quali il saldo tra prospettive di crescita e di decremento risulta pari al -19%. Attese sfavorevoli riguardano tutte le categorie di operatori, tranne il cluster degli specialisti dell’aftermarket. È urgente attuare misure di politica industriale per la competitività delle imprese.
Dopo l’inquadramento offerto dal Ministero e da chi rappresenta il settore, la parola è andata alle imprese che hanno raccontato il loro essere Made in Italy di successo.
Luciano Palmitessa Ceo di Unigom ha spiegato come l’IAM (Independent Aftermarket) sia un pilastro strategico e resiliente dell’economia italiana, che contribuisce con oltre 10 miliardi di euro di fatturato e impiega 260.000 addetti.
L'IAM si distingue dal settore OE (Original Equipment), focalizzandosi sulla manutenzione dei veicoli in uso, con numeri significativi:
• 90.000 officine indipendenti, tra cui 20.000 generiche e 21.000 carrozzerie e gommisti;
• 800 distributori e 4.800 ricambisti;
• Un impatto economico pari allo 0,5% del PIL italiano.
Ogni autovettura contiene circa 60 kg di gomma, suddivisi equamente tra pneumatici e componenti funzionali essenziali, come silentblock, tubi freno e supporti motore. Questi elementi invisibili sono fondamentali per sicurezza, comfort e affidabilità.
Il settore della componentistica italiana si trova sotto pressione a causa della concorrenza straniera; tuttavia, alcune aziende come UNIGOM hanno scelto di investire nella produzione locale, promuovendo l’innovazione e la qualità distintiva del Made in Italy. Grazie a questo approccio, garantiscono che i loro prodotti offrano durata e affidabilità, sicurezza per i clienti finali e prestazioni superiori, apprezzate dai professionisti del settore.
Difendere il Made in Italy non è solo una scelta strategica, ma un impegno verso il futuro dell’industria italiana, che continua a distinguersi per eccellenza e innovazione.
CINZIA MOTTA, responsabile commerciale di OMCN, ricorda come i ponti sollevatori siano, in teoria, l’attrezzatura più pericolosa che si può trovare in una officina e come quindi sia fondamentale l’attenzione alla sicurezza.
Il Made in Italy nel settore dei ponti sollevatori rappresenta un'eccellenza non solo produttiva, ma anche normativa, contribuendo alla definizione di standard di sicurezza europei come la recente EN1493. La nuova normativa introduce requisiti più stringenti per la sicurezza, imponendo certificazioni di terze parti e regolamentando aspetti come la distribuzione del carico e i blocchi bracci nella configurazione a due colonne, garantendo una maggiore protezione per gli operatori.
Il valore del Made in Italy risiede nella qualità dei processi produttivi: dalla progettazione, che coinvolge ingegneri, programmatori e designer, all’utilizzo di tecnologie innovative e materiali sostenibili, fino alla tutela dell’ambiente e dei diritti sociali. Produrre in Italia significa rispettare standard elevati di impatto ambientale e sociale, garantendo una filiera responsabile.
Tuttavia, il Made in Italy è minacciato da pratiche che abusano del marchio senza rispettarne i valori, come l’importazione di semilavorati esteri trasformati superficialmente in Italia. Difendere le PMI italiane significa proteggere non solo la qualità del prodotto, ma anche l’intero sistema di sicurezza e sostenibilità, che rende il Made in Italy un modello unico al mondo.
Prosegue con la normativa sulla sicurezza Marco Costamagna, Presidente di Federlavaggi, il quale sottolinea come gli autolavaggi italiani siano protagonisti anche sul fronte ESG: dai sistemi di depurazione per il riciclo dell’acqua (25 milioni di metri cubi totali) ai macchinari Industria 4.0, il settore investe in sostenibilità e sicurezza, con standard certificati dalle norme UNI EN. Questa combinazione di tradizione e innovazione consolida il ruolo degli autolavaggi italiani come un simbolo di qualità, competitività e rispetto ambientale nel panorama internazionale. Federlavaggi rappresenta le eccellenze industriali del comparto autolavaggi, valorizzando il Made in Italy attraverso innovazione, sostenibilità e tecnologie brevettate. Forte di oltre 150 brevetti che proteggono soluzioni all'avanguardia, dalle spazzole ai sistemi di riciclo dell'acqua, il settore italiano si distingue a livello globale, con un 50% del fatturato orientato all'export e una presenza crescente in Europa, Medio Oriente, Africa e Far East.
Il comparto genera un giro d'affari complessivo di 2,5 miliardi di euro l’anno e una forza lavoro diretta di circa 1.000 persone, senza contare i rivenditori, gestori e operatori degli oltre 14.000 impianti attivi in Italia. Con una media di 6 cicli di lavaggio per automobilista e punte di 18 per veicoli nuovi, l’Italia è leader europeo per densità di impianti, con uno ogni 3.000 automobilisti.
Antonio Cirillo, Responsabile commerciale e Marketing di Kimicar, racconta come anche il settore italiano dei prodotti chimici per la detergenza e la cura dei veicoli rappresenti un'eccellenza industriale riconosciuta a livello globale, grazie alla sua qualità, innovazione e sostenibilità. Con il più alto numero di operatori in Europa – circa 20 aziende produttrici contro le 6 della Germania, nonostante una popolazione maggiore – l’Italia si distingue per un tessuto industriale quasi interamente nazionale, con il 95% delle aziende di proprietà italiana. I prodotti italiani si distinguono per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, la maggiore concentrazione chimica nel prodotto rispetto alla percentuale di acqua, la sostenibilità e il rispetto delle normative ambientali, elementi che li rendono competitivi rispetto ai concorrenti europei. Il Made in Italy, per il settore del car care, non è solo un’etichetta, ma un vero valore aggiunto. All’estero, la bandiera italiana e la dicitura “Made in Italy” sono sinonimi di qualità e affidabilità, capaci di sostituire i prodotti locali o di altri paesi europei. A livello normativo, l’Italia si distingue per regolamentazioni ambientali particolarmente severe, che hanno portato le aziende a sviluppare soluzioni all’avanguardia in termini di compatibilità ecologica. Questo vantaggio competitivo non solo tutela l’ambiente, ma rafforza ulteriormente l’immagine dell’industria italiana come leader nel settore. Il Made in Italy, dunque, non è solo un simbolo, ma il risultato di un sistema industriale che unisce tradizione e innovazione per offrire al mondo prodotti di eccellenza.
Anche per Gianni Menghini, Presidente Meclube, Il Made in Italy non è solo un marchio di provenienza, ma una filosofia unica che racconta la passione, la qualità e la creatività di un intero Paese. Meclube rappresenta l’eccellenza italiana nella progettazione e sviluppo di apparecchi per la lubrificazione destinati alle autofficine, con l’obiettivo di migliorare e facilitare il lavoro quotidiano nei garage. Questo approccio si riflette in ogni aspetto della produzione, dall’artigianato tradizionale alle più moderne innovazioni industriali, che rendono l’Italia un punto di riferimento globale per eccellenza e design. Acquistare un prodotto italiano significa scegliere non solo qualità e affidabilità, ma anche sostenere una filiera produttiva che valorizza il lavoro locale, dall’ideazione alla vendita. Ogni prodotto è il risultato di una cultura tramandata di generazione in generazione, dove l’attenzione ai dettagli e la cura per “le cose belle e ben fatte” sono pilastri fondamentali. Le aziende italiane, specialmente nel settore della componentistica e delle attrezzature, non offrono solo prodotti, ma soluzioni tecnologiche innovative che rispecchiano la flessibilità e la creatività del nostro Paese. La forza del Made in Italy risiede nella sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, trasformando ogni sfida in opportunità.
Francesca Paoli, CEO della Dino Paoli srl, chiude l’appuntamento raccontando come da una piccola realtà nata nel 1968, a Reggio Emilia, specializzata nella produzione di avvitatori per veicoli commerciali e da strada, l’azienda oggi rappresenti una storia imprenditoriale di eccellenza, conquistando la leadership mondiale del settore. L’azienda, con sede nel cuore della Motor Valley, creò un avvitatore speciale per i meccanici che in gara dovevano sostituire le gomme a velocità eccezionali. Oggi praticamente tutte le scuderie di F1 e dei principali campionati di motorsport hanno almeno un Paoli, con il quale bruciano record su record ai pit-stop. Dopo aver conquistato la F1, l’azienda conquista la Nascar, perché in passato molti team Nascar, per accelerare i pit stop, avvitavano 2 bulloni su 5. A un certo punto i piloti si sono rifiutati di continuare a correre in quelle condizioni di scarsa sicurezza e, nel 2017, Paoli è riuscita ad aggiudicarsi il tender Nascar, segnando un cambio di passo epocale in termini numerici e di tecnologia: la soluzione oggi adottata è parity e safety con telemetria in real time.
L’azienda, da sempre attenta ad anticipare le esigenze del mercato e alla sostenibilità, ha reso possibile l’avvento ufficiale degli avvitatori elettrici in F2 nel 2023. A differenza dell’avvitatore pneumatico, quello elettrico non necessita di tubi, raccordi, carrelli e altra attrezzatura che appesantiscono gli spostamenti dei team anche in termini ambientali: con l’innovazione Paoli si è passati da 900kg a 300kg di media. Una storia di innovazione continua di una PMI emiliano-romagnola oggi pronta per affrontare le sfide dell’aerospace. Una storia di Made in Italy.
A sottolineare l’importanza che riveste per il Made in Italy e l’export, introducendo i lavori, è stato l’intervento di Alessandra Pastorelli, Capo Uff. II della Dir. Gen. Promozione Sistema Paese del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale) che ha spiegato come il contesto geopolitico imponga uno sforzo in più per sostenere alle nostre imprese. L’industria della componentistica italiana ha davanti a sé una strada impegnativa, ma anche ricca di opportunità, soprattutto all’estero. Il Min. Tajani ha voluto uno strumento generale, che ha poi deciso di chiamare “Diplomazia della Crescita”, volto a mettere a sistema le istituzioni private e le istituzioni che si occupano del sostegno all’internazionalizzazione delle nostre imprese. È un lavoro di squadra, con l’obiettivo di promuovere la nostra industria ed accompagnarla in un mondo in continuo cambiamento. È un lavoro che coinvolge anche le Associazioni. Tra gli strumenti della Diplomazia della Crescita vi sono le importanti attività svolte dalla nostra rete diplomatico-consolare attraverso progetti di promozione integrata. Il settore fieristico gioca un ruolo chiave per l’internazionalizzazione. Nel periodo 2012-2019 le aziende appartenenti al macrosettore Tecnologia che hanno partecipato a fiere hanno realizzato un migliore fatturato del +5,4% rispetto a quelle che non hanno partecipato. Attenzione è data ai nuovi mercati, tra cui quelli sudamericani, dell’Asia e soprattutto africani, attraverso il Piano Mattei. Infine, il Ministro Affari Esteri, insieme ad ICE, sta mettendo a punto un programma di accelerazione delle esportazioni basato sulla raccolta di nuovi contatti professionali (lead generation) per le nostre imprese (istituzionali e privati) nei mercati esteri, attraverso una campagna di comunicazione mediatica del Made in Italy sui principali Paesi di destinazione dell‘export italiano ed emergenti. L’azione, che sta per essere definita nei dettagli, si svolgerà nei prossimi due anni, considerando due settori su cui puntare in ciascuno dei 20 Paesi individuati.
A queste attività si affiancano altre attività promozionali portate avanti da ICE Agenzia volte a tutelare il Made in Italy nel mondo, come ha illustrato Andrea Mattiello, Ufficio Beni Strumentali AGENZIA ICE. L’ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (ITA, Italian Trade Agency) è l’ente governativo incaricato di assistere le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione, di promuovere l’immagine del prodotto italiano nel mondo e di attrarre investimenti esteri.
La sua missione è promuovere il Made in Italy nel mondo aiutando le imprese italiane, in particolare le PMI, a crescere sui mercati esteri, in stretto raccordo con gli altri stakeholder preposti all’internazionalizzazione del Sistema Italia. L’Agenzia è sottoposta ai poteri di indirizzo e di vigilanza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che li esercita, per le materie di rispettiva competenza, di concerto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. ICE Agenzia promuove con un progetto di sostegno mirato la 30.ma edizione di Autopromotec in quanto, con oltre 1.200 espositori da tutto il mondo e un pubblico professionale atteso superiore a 100.000 visitatori, Autopromotec si conferma una piattaforma unica per l’intero ecosistema dell’assistenza automobilistica. In questi settori molte aziende arrivano ad esportare oltre il 90% della produzione. Per questo motivo, il sostegno del MAECI e Agenzia ICE risulta determinante per supportare un settore che determina una quota di PIL importante per tutto il paese.
I numeri del comparto sono invece stati illustrati da Gianmarco Giorda, Direttore Generale di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica)
Oggi, il 75% circa del valore di una vettura è dato dalla componentistica e una vettura con motore ICE (Internal Combustion Engine) è costituita da circa 30.000 parti. In Europa, la filiera della componentistica automotive investe ogni anno 30 miliardi di euro in R&D e registra circa 40.000 nuovi brevetti (dati CLEPA). In Italia la componentistica è uno dei settori di punta dell’export, con una bilancia commerciale positiva da oltre 20 anni e un avanzo commerciale superiore ai 5 miliardi di euro. In generale, il successo dei componenti italiani a livello internazionale deriva prevalentemente dall’elevata qualità dei prodotti e dalla propensione all’innovazione delle imprese, che si caratterizzano anche per un alto grado di flessibilità nel servizio al cliente. La crisi della domanda di autoveicoli in Europa e in Italia, l’aumento dei costi di produzione e il rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie della mobilità stanno creando le premesse per un possibile peggioramento di scenario riguardo all’impatto della transizione industriale sull’occupazione. Per un’impresa su tre, infatti, è prevista una contrazione dell’occupazione, ma il quadro negativo si evidenzia anche per gli investimenti fissi lordi, per i quali il saldo tra prospettive di crescita e di decremento risulta pari al -19%. Attese sfavorevoli riguardano tutte le categorie di operatori, tranne il cluster degli specialisti dell’aftermarket. È urgente attuare misure di politica industriale per la competitività delle imprese.
Dopo l’inquadramento offerto dal Ministero e da chi rappresenta il settore, la parola è andata alle imprese che hanno raccontato il loro essere Made in Italy di successo.
Luciano Palmitessa Ceo di Unigom ha spiegato come l’IAM (Independent Aftermarket) sia un pilastro strategico e resiliente dell’economia italiana, che contribuisce con oltre 10 miliardi di euro di fatturato e impiega 260.000 addetti.
L'IAM si distingue dal settore OE (Original Equipment), focalizzandosi sulla manutenzione dei veicoli in uso, con numeri significativi:
• 90.000 officine indipendenti, tra cui 20.000 generiche e 21.000 carrozzerie e gommisti;
• 800 distributori e 4.800 ricambisti;
• Un impatto economico pari allo 0,5% del PIL italiano.
Ogni autovettura contiene circa 60 kg di gomma, suddivisi equamente tra pneumatici e componenti funzionali essenziali, come silentblock, tubi freno e supporti motore. Questi elementi invisibili sono fondamentali per sicurezza, comfort e affidabilità.
Il settore della componentistica italiana si trova sotto pressione a causa della concorrenza straniera; tuttavia, alcune aziende come UNIGOM hanno scelto di investire nella produzione locale, promuovendo l’innovazione e la qualità distintiva del Made in Italy. Grazie a questo approccio, garantiscono che i loro prodotti offrano durata e affidabilità, sicurezza per i clienti finali e prestazioni superiori, apprezzate dai professionisti del settore.
Difendere il Made in Italy non è solo una scelta strategica, ma un impegno verso il futuro dell’industria italiana, che continua a distinguersi per eccellenza e innovazione.
CINZIA MOTTA, responsabile commerciale di OMCN, ricorda come i ponti sollevatori siano, in teoria, l’attrezzatura più pericolosa che si può trovare in una officina e come quindi sia fondamentale l’attenzione alla sicurezza.
Il Made in Italy nel settore dei ponti sollevatori rappresenta un'eccellenza non solo produttiva, ma anche normativa, contribuendo alla definizione di standard di sicurezza europei come la recente EN1493. La nuova normativa introduce requisiti più stringenti per la sicurezza, imponendo certificazioni di terze parti e regolamentando aspetti come la distribuzione del carico e i blocchi bracci nella configurazione a due colonne, garantendo una maggiore protezione per gli operatori.
Il valore del Made in Italy risiede nella qualità dei processi produttivi: dalla progettazione, che coinvolge ingegneri, programmatori e designer, all’utilizzo di tecnologie innovative e materiali sostenibili, fino alla tutela dell’ambiente e dei diritti sociali. Produrre in Italia significa rispettare standard elevati di impatto ambientale e sociale, garantendo una filiera responsabile.
Tuttavia, il Made in Italy è minacciato da pratiche che abusano del marchio senza rispettarne i valori, come l’importazione di semilavorati esteri trasformati superficialmente in Italia. Difendere le PMI italiane significa proteggere non solo la qualità del prodotto, ma anche l’intero sistema di sicurezza e sostenibilità, che rende il Made in Italy un modello unico al mondo.
Prosegue con la normativa sulla sicurezza Marco Costamagna, Presidente di Federlavaggi, il quale sottolinea come gli autolavaggi italiani siano protagonisti anche sul fronte ESG: dai sistemi di depurazione per il riciclo dell’acqua (25 milioni di metri cubi totali) ai macchinari Industria 4.0, il settore investe in sostenibilità e sicurezza, con standard certificati dalle norme UNI EN. Questa combinazione di tradizione e innovazione consolida il ruolo degli autolavaggi italiani come un simbolo di qualità, competitività e rispetto ambientale nel panorama internazionale. Federlavaggi rappresenta le eccellenze industriali del comparto autolavaggi, valorizzando il Made in Italy attraverso innovazione, sostenibilità e tecnologie brevettate. Forte di oltre 150 brevetti che proteggono soluzioni all'avanguardia, dalle spazzole ai sistemi di riciclo dell'acqua, il settore italiano si distingue a livello globale, con un 50% del fatturato orientato all'export e una presenza crescente in Europa, Medio Oriente, Africa e Far East.
Il comparto genera un giro d'affari complessivo di 2,5 miliardi di euro l’anno e una forza lavoro diretta di circa 1.000 persone, senza contare i rivenditori, gestori e operatori degli oltre 14.000 impianti attivi in Italia. Con una media di 6 cicli di lavaggio per automobilista e punte di 18 per veicoli nuovi, l’Italia è leader europeo per densità di impianti, con uno ogni 3.000 automobilisti.
Antonio Cirillo, Responsabile commerciale e Marketing di Kimicar, racconta come anche il settore italiano dei prodotti chimici per la detergenza e la cura dei veicoli rappresenti un'eccellenza industriale riconosciuta a livello globale, grazie alla sua qualità, innovazione e sostenibilità. Con il più alto numero di operatori in Europa – circa 20 aziende produttrici contro le 6 della Germania, nonostante una popolazione maggiore – l’Italia si distingue per un tessuto industriale quasi interamente nazionale, con il 95% delle aziende di proprietà italiana. I prodotti italiani si distinguono per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, la maggiore concentrazione chimica nel prodotto rispetto alla percentuale di acqua, la sostenibilità e il rispetto delle normative ambientali, elementi che li rendono competitivi rispetto ai concorrenti europei. Il Made in Italy, per il settore del car care, non è solo un’etichetta, ma un vero valore aggiunto. All’estero, la bandiera italiana e la dicitura “Made in Italy” sono sinonimi di qualità e affidabilità, capaci di sostituire i prodotti locali o di altri paesi europei. A livello normativo, l’Italia si distingue per regolamentazioni ambientali particolarmente severe, che hanno portato le aziende a sviluppare soluzioni all’avanguardia in termini di compatibilità ecologica. Questo vantaggio competitivo non solo tutela l’ambiente, ma rafforza ulteriormente l’immagine dell’industria italiana come leader nel settore. Il Made in Italy, dunque, non è solo un simbolo, ma il risultato di un sistema industriale che unisce tradizione e innovazione per offrire al mondo prodotti di eccellenza.
Anche per Gianni Menghini, Presidente Meclube, Il Made in Italy non è solo un marchio di provenienza, ma una filosofia unica che racconta la passione, la qualità e la creatività di un intero Paese. Meclube rappresenta l’eccellenza italiana nella progettazione e sviluppo di apparecchi per la lubrificazione destinati alle autofficine, con l’obiettivo di migliorare e facilitare il lavoro quotidiano nei garage. Questo approccio si riflette in ogni aspetto della produzione, dall’artigianato tradizionale alle più moderne innovazioni industriali, che rendono l’Italia un punto di riferimento globale per eccellenza e design. Acquistare un prodotto italiano significa scegliere non solo qualità e affidabilità, ma anche sostenere una filiera produttiva che valorizza il lavoro locale, dall’ideazione alla vendita. Ogni prodotto è il risultato di una cultura tramandata di generazione in generazione, dove l’attenzione ai dettagli e la cura per “le cose belle e ben fatte” sono pilastri fondamentali. Le aziende italiane, specialmente nel settore della componentistica e delle attrezzature, non offrono solo prodotti, ma soluzioni tecnologiche innovative che rispecchiano la flessibilità e la creatività del nostro Paese. La forza del Made in Italy risiede nella sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, trasformando ogni sfida in opportunità.
Francesca Paoli, CEO della Dino Paoli srl, chiude l’appuntamento raccontando come da una piccola realtà nata nel 1968, a Reggio Emilia, specializzata nella produzione di avvitatori per veicoli commerciali e da strada, l’azienda oggi rappresenti una storia imprenditoriale di eccellenza, conquistando la leadership mondiale del settore. L’azienda, con sede nel cuore della Motor Valley, creò un avvitatore speciale per i meccanici che in gara dovevano sostituire le gomme a velocità eccezionali. Oggi praticamente tutte le scuderie di F1 e dei principali campionati di motorsport hanno almeno un Paoli, con il quale bruciano record su record ai pit-stop. Dopo aver conquistato la F1, l’azienda conquista la Nascar, perché in passato molti team Nascar, per accelerare i pit stop, avvitavano 2 bulloni su 5. A un certo punto i piloti si sono rifiutati di continuare a correre in quelle condizioni di scarsa sicurezza e, nel 2017, Paoli è riuscita ad aggiudicarsi il tender Nascar, segnando un cambio di passo epocale in termini numerici e di tecnologia: la soluzione oggi adottata è parity e safety con telemetria in real time.
L’azienda, da sempre attenta ad anticipare le esigenze del mercato e alla sostenibilità, ha reso possibile l’avvento ufficiale degli avvitatori elettrici in F2 nel 2023. A differenza dell’avvitatore pneumatico, quello elettrico non necessita di tubi, raccordi, carrelli e altra attrezzatura che appesantiscono gli spostamenti dei team anche in termini ambientali: con l’innovazione Paoli si è passati da 900kg a 300kg di media. Una storia di innovazione continua di una PMI emiliano-romagnola oggi pronta per affrontare le sfide dell’aerospace. Una storia di Made in Italy.