21/05/2025

RFID ed economia circolare un passo avanti per la tracciabilità

Massimo Condolo

Un sistema robusto ed efficace grazie a una matricola univoca traccia completamente la vita del pneumatico, dalla sua nascita allo smaltimento, migliorando l’impatto ambientale e la sicurezza stradale, prevenendo pericoli e frodi commerciali.
Produrre, usare, riparare, riutilizzare e riciclare un bene di consumo nel modo corretto è l’essenza dell’economia circolare. Tra quelli inseriti nella legislazione europea di prossima applicazione ci sono i pneumatici, già da anni al centro di un circolo virtuoso che ne evita l’incenerimento incontrollato o l’abbandono. Per compiere tutti questi passaggi in piena sicurezza, sia dotto il profilo della circolazione sia sotto quello ambientale occorre tracciare correttamente ogni passo della vita del pneumatico.

Questo è l’obiettivo di GDSO (General Data Standard Organization), alleanza formata inizialmente da cinque produttori di pneumatici cui se ne sono aggiunti altri sette. “GDSO”, dichiara il segretario generale Riccardo Giovannotti, “non ha imposto una tecnologia ma stabilito il metodo e gli scopi della tracciabilità, rimanendo aperta a qualsiasi soluzione fosse in grado di garantire piena interoperabilità e affidabilità dalla nascita allo smaltimento di ogni singolo pneumatico, e l’unico con questi requisiti si è rivelato l’RFID”. Questa tecnologia, che è alla base di altri sistemi passivi di identificazione come il Telepass, non contiene informazioni ma soltanto un numero univoco di identificazione, che costituisce il collegamento al “passaporto digitale” formato dai dati raccolti durante la vita del pneumatico e salvati in cloud gestiti dai produttori stessi.

Le implicazioni di questa trasparenza dei dati vanno ben oltre il corretto smaltimento: consentono, per esempio, una puntuale valutazione dell’impatto ambientale dell’uso di quella particolare copertura e delle sue performance in termini di resistenza. I dati permettono anche di non riutilizzare pneumatici che abbiano subito danni importanti, o per esempio che siano stati montati e smontati troppe volte per cui è logico avere dubbi sulla tenuta del cerchietto. È poi possibile, ovviamente, seguire le varie vite di una carcassa: da chi è stata prodotta, quando, in che stabilimento e per quale tipo di pneumatico (per esempio nel caso in cui un invernale abbia avuto una seconda vita come estivo).  Molti di questi dati possono essere raccolti in maniera completamente automatica, grazie alle antenne e ai gate RFID che molti costruttori di attrezzature (equilibratrici, smontagomme, banchi assetto) stanno iniziando a implementare nei loro apparecchi.

“In particolare l’equilibratrice”, ha dichiarato Fabio Boni della Fasep, “può essere la porta d’accesso al cloud dei dati in quanto già connessa e dotata di un computer interno”. Senza allungare la lavorazione l’equilibratrice può anche effettuare una diagnosi della profondità del battistrada, e di conseguenza scartare automaticamente le gomme che non sono più in grado di garantire una circolazione sicura. I dati possono essere infine condivisi con i software di gestione della flotta, anche in funzione di un’implementazione di un sistema di manutenzione predittiva.


 





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