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Maggio 2017

Unione europea al bivio tra integrazione e solo mercato

di Matteo Prioschi, giornalista de Il Sole 24 Ore

Mentre diminuisce il peso economico dell’Ue a livello globale, ci si interroga su quale via percorrere nel prossimo futuro tra ipotesi minimaliste e spinte verso una forte cooperazione
 
Mentre la Gran Bretagna si avvia a trattare le condizioni per la sua uscita dall’Unione europea, e Olanda e Francia hanno circoscritto la portata dei movimenti politici favorevoli a un’uscita dall’Ue, in occasione dei 60 anni dell’Unione la Commissione Europea ha pubblicato un Libro bianco che si interroga su futuro politico, economico e amministrativo del continente.
 
Preso atto della scelta degli inglesi e dell’orientamento europeista di olandesi e francesi, la domanda di fondo sul se e come cambiare l’Unione europea resta valida e richiede una risposta. Gli ultimi dieci anni sono stati particolarmente difficili, a causa della crisi economica e finanziaria che ha evidenziato i limiti della capacità di reazione e di azione dell’Ue così com’è oggi. Con conseguenti malumori in molte nazioni e la nascita di spinte autonomiste.
 
Come riportato nel Libro bianco, “la fiducia nell’Unione è andata diminuendo, come quella nelle autorità nazionali. Attualmente circa un terzo dei cittadini ha fiducia nell’Ue, contro circa la metà degli europei dieci anni fa. Colmare il divario tra le promesse e i risultati rappresenta una sfida continua”.
Ci sono anche alcuni numeri che aiutano a immaginare cosa succederà nel prossimo futuro. Oggi, sempre secondo il Libro bianco, l’Europa possiede il mercato unico più grande del mondo e la seconda moneta più utilizzata. Tuttavia nel 2004 l’Unione europea, con la Gran Bretagna, valeva il 31% del prodotto interno lordo mondiale, nel 2015 è scesa al 26%, nel 2030 sarà al 20%. I residenti nel 1960 erano l’11% della popolazione mondiale, nel 2015 erano il 6% e saranno il 4% nel 2060. E ancora, da una media di un solo lavoro per tutta la vita, in una generazione si arriverà a 10 lavori in una vita. Questi pochi indicatori danno l’idea di come cambierà il peso dell’Ue a livello globale e di come si modificherà la vita al suo interno.
 
In questo contesto la Commissione europea ha ipotizzato cinque scenari o meglio cinque percorsi con cui affrontare il futuro. Il documento non contiene soluzioni, ma ipotesi per alimentare il dibattito.  “Avanti così” prevede il proseguimento del programma di riforme secondo le linee guida attuali; “Solo il mercato unico” punta sul mercato ma riduce la regolamentazione comune a livello continentale (per esempio sul fronte delle norme sociali, ambientali, in materia fiscale); nell’ipotesi “Chi vuole fa di più” solo alcuni Stati stringeranno accordi più vincolanti tra loro, mentre gli altri rimarranno a un livello di integrazione minore; “Fare meno in modo più efficiente” comporta l’individuazione di alcuni temi in cui tutti i Paesi contribuiscono per incrementare l’integrazione, mentre altri ambiti non vengono toccati; “Fare molto di più insieme” comporta un incremento della cooperazione in tutti i settori.
 
Il progetto di un punto di accesso digitale unico al mercato lanciato dalla Commissione Ue all’inizio di maggio dà un’idea dei limiti attuali e delle prospettive. Al momento la possibilità di vivere, lavorare, fare business in un altro paese comunitario presenta ancora delle difficoltà. Con la creazione di un punto d’accesso unico digitale, cioè di una piattaforma, di un sito internet unico, si vuole mettere a disposizione, in modo chiaro e facilmente individuabile, almeno tredici procedure che facilitino l’attività oltre frontiera, come, per esempio, la registrazione per i servizi socio-previdenziali, la registrazione di un’attività economica e di un datore di lavoro, il pagamento dei contributi ai dipendenti. Le procedure dei singoli Stati non verranno armonizzate, perché la competenza resterà locale, ma saranno più facilmente accessibili, contribuendo a far risparmiare tempo e denaro. Questi interventi, che puntano a ridurre le barriere, determinano effetti paritetici, cioè se aiutano un italiano a fare business negli altri Paesi Ue, allo stesso modo aiutano i residenti in altri Stati a operare in Italia.
 
In base ai cinque scenari di sviluppo delineati nel Libro bianco si può ipotizzare che questa iniziativa potrebbe essere potenziata in alcuni ambiti, oppure in tutti, magari arrivando ad armonizzare almeno le procedure principali, in modo tale che per registrare una nuova attività economica siano sufficienti pochi passaggi, sempre uguali, in tutti i Paesi, oppure si potrebbe decidere di non attuarla affatto, lasciando le cose come sono ora.
 
Del resto, in tutti i cinque scenari prospettati dalla Commissione, l’ambito economico ne esce comunque migliorato, almeno sulla carta. Anche se si va “avanti così”, o si punta “solo al mercato unico”, quest’ultimo sarà comunque rafforzato. Dunque, dal punto di vista strettamente del business, le ipotesi del Libro bianco potrebbero risultare neutrali. Va valutato, però, se le altre aree di evoluzione considerate possono, e in che modo, avere un impatto sul mercato unico. Cioè, per esempio, se un’implementazione della cooperazione in ambito monetario (area euro) con la realizzazione dell’unione economica, finanziaria e di bilancio potrà determinare ulteriori benefici, tramite investimenti congiunti, integrazione dei mercati di capitali, coordinamento fiscale. O, ancora, se la gestione delle frontiere, dei flussi migratori e della sicurezza sia, e quanto, funzionale allo sviluppo del mercato oltre che alla vita sociale.
 





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