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Gennaio 2019

Elettrificazione, il nuovo termine chiave dell’automotive

Simonluca Pini – Contributor Editor de Il Sole 24 Ore

La strada verso una mobilità a zero emissioni è segnata ma i tempi sono ancora lunghi ed è importante conoscere la differenza tra sistemi ibridi ed elettrici.
 
Addio ai motori diesel, lento abbandono dei propulsori termici, solo veicoli elettrici e una fitta rete di colonnine di ricarica ad alte prestazioni. Per ora tutto questo è fantascienza ma la strada verso una mobilità elettrificata è stata tracciata dai principali gruppi automobilisti, a seguito anche dell’attacco alle motorizzazioni diesel da parte delle autorità nonostante l’efficienza e il rispetto per l’ambiente dei recenti modelli a gasolio. È quindi importante avere ben chiara la distinzione di tecnologie quando si parla di elettrificazione, prima di immaginarsi la scomparsa dei motori termici dal cofano di milioni d’automobili che quotidianamente percorrono le strade di tutto il mondo.
 
Secondo un’analisi realizzata da Pwc, nel 2030 le auto elettriche rappresenteranno il 44% del mercato in Europa, il 20% negli Stati Uniti e circa il 50% in Cina, a conferma della volontà del paese asiatico di diventare il primo mercato elettrico. Tornando all’elettrificazione, diversi costruttori auto hanno annunciato di commercializzare esclusivamente gamme elettrificate nei prossimi anni. Questa affermazione potrebbe far pensare all’addio ai motori termici ma, al contrario, significa l’arrivo di una lunga serie di versioni ibride con diverse tecnologie e caratteristiche insieme a pochi modelli elettrici. Andando in ordine di supporto elettrico alla trazione, i sistemi Mhev (Mild hybrid electric vehicle) sono la porta d’accesso all’elettrificazione. Identificati anche come propulsione ibrida leggera, contribuiranno in maniera esponenziale alla crescita dei modelli ibridi sul mercato. Il motivo è legato alle dimensioni ridotte e alla minore complessità rispetto ai tradizionali sistemi ibridi, a tutto vantaggio del prezzo finale di acquisto. Le versioni con tecnologia mild hybrid montano un impianto elettrico parallelo, alimentato da batterie a 12 o 28 volt che lavorano insieme a un motore elettrico di piccole dimensioni. Capace di recuperare energia durante le fasi di frenata, il sistema Mhev non è in grado di muovere in autonomia gli pneumatici ma fornisce energia durante la ripartenza del veicolo andando così a ridurre consumi ed emissioni inquinanti. Nonostante le caratteristiche del sistema, le vetture Mhev vengono omologate nella maggior parte dei casi come ibride andando così a usufruire di tutti i vantaggi a partire dall’accesso alle zone a traffico limitato e esenzioni bollo in determinate regioni.     
 
Secondo step dell’elettrificazione vede la presenza dei modelli Hev (Hybrid electric vehicle), dove il motore elettrico funziona insieme a quello a combustione interna Ice (Internal combustion engine) ed è in grado di viaggiare al 100% in modalità elettrica per pochi chilometri grazie alla selezione del tipo di trazione da parte dell’automobilista. Il motore elettrico contribuisce maggiormente a ridurre consumi ed emissioni rispetto ai sistemi Mhev ma occupa più spazio e comporta maggiori costi e peso. Le batterie si ricaricano nelle fasi di frenata e grazie alla presenza del motore termico, mentre non è presente una presa di corrente in grado di collegarsi alle stazioni di carica. Per i modelli alla “spina” bisogna passare alle Phev (Plug-in hybrid electric vehicle) dove il motore elettrico si ricarica anche con la presa di corrente e l’autonomia a zero emissioni sale fino a circa 50 chilometri. In questo caso l’elettrificazione è decisamente maggiore rispetto alle precedenti tecnologie, come sono maggiori i costi di acquisto, e nel 2019 arriveranno diverse decine di modelli Phev.
 
La sigla Bev (Battery electric vehicle) indica invece i modelli privi di motore termico, spinte da un propulsore elettrico e ricaricabili tramite presa di corrente o rigenerazione in frenata. Tra le auto elettriche troviamo anche le Erev (Extended-range electric vehicles) dove è presente un piccolo motore a combustione interno che viene impiegato esclusivamente come generatore di corrente per ricaricare le batterie quando il livello è basso. Come ultima categoria non mancano le Fcev (Fuel cell electric vehicles) ovvero spinte da batterie a celle combustibile alimentate a idrogeno. Oltre alle zero emissioni, offrono autonomia maggiori rispetto ai modelli elettrici Bev ma la rete distributiva è molto limitata ma crescerà nei prossimi anni arrivando a 1.306 nel 2022 e  4.808 nel 2032.



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