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Aprile 2020

Il coronavirus: quale domani per l’autoriparazione?

Massimo Brunamonti

Per le piccole e medie imprese dell'autoriparazione servono misure di sostegno in grado di salvaguardare un settore che dà lavoro a oltre 4,5 milioni di cittadini
Se c’è qualcosa che al settore non mancava questo è il cambiamento, già introdotto dalla incombente nuova mobilità; il coronavirus va a innestarsi drammaticamente in un pre-esistente panorama di incertezza, aggiungendovi pesantissime problematiche di natura sociale ed economica ben più vaste e complesse. Di questo l’intero settore, da sempre lucido e reattivo, è cosciente, ma il disagio è grande; se da un lato l’autoriparazione è considerata più o meno ovunque nel mondo un servizio essenziale, dall’altro la sospensione della produzione di attrezzature e parti sta avendo un impatto pesantissimo sulle imprese.

Le prime valutazioni delle conseguenze del “lockdown” in Italia parlano per il 2020 di una importante diminuzione delle nuove immatricolazioni che si attesterebbe su base annua a circa 1,4 milioni di auto contro gli oltre 1,9 milioni del 2019. Le dirette conseguenze saranno il rallentamento dell’immissione nel mercato di veicoli di nuova generazione: ibridi, elettrici, a guida assistita e quant’altro e l’aumento della vita media dei veicoli. Si può pensare che questo causerà un aumento del volume del business per l’autoriparazione, ma attenzione: i veicoli oltre una certa età tendono ad essere peggio manutenuti. Altra conseguenza importante dello stare a casa forzoso è la decisa familiarizzazione del consumatore con internet; questo comporterà sicuramente nuovi modelli di marketing, adeguamento dell’offerta e nuove strategie e metodi di fidelizzazione del cliente. Questi argomenti sono già all’ordine del giorno del settore che dimostra ancora una volta tutta la sua vitalità, ma al futuro bisogna arrivarci. Il problema di oggi è la sopravvivenza e ne sono ben coscienti le associazioni di categoria che si sono mobilitate per monitorare e proporre alla politica le iniziative necessarie. L’Alleanza Europea per la Libera Autoriparazione, di cui Egea è membro, ha inviato una lettera aperta alla Commissione Europea chiedendo di prevedere misure adeguate di stabilizzazione per le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che danno lavoro a oltre 4,5 milioni di cittadini. C’è bisogno di liquidità nell’immediato e di risorse per finanziare la ripartenza in un progetto di ricostruzione di medio-lungo termine che consideri anche il ruolo strategico della mobilità nella Ue.

La sussistenza delle attività produttive e la conservazione dei livelli di impiego sono i cardini della ripartenza da preservare ad ogni costo. In tal senso opera un fondo “ad-hoc” già emesso del Fondo Europeo per gli Investimenti (Eif), come riporta l’Associazione Europea delle Piccole e Medie imprese, Sme United. Ma sussistono problemi di accesso al credito: il sistema bancario non reagisce con la necessaria rapidità e snellezza. Questo per l’immediato; il futuro, sempre secondo Sme United, se possibile è ancora più complicato; l’eccezionalità dell’evento impone di abbandonare le rigidità del Patto Europeo di Stabilità e Crescita e di attivare strumenti finanziari nuovi. Ma perché gli strumenti finanziarie siano efficaci sarà vitale usarli opportunamente e per questo sono necessarie analisi accurate. Allo scopo varie associazioni nazionali di costruttori di autoattrezzature hanno avviato indagini tra i loro membri miranti a fornire informazioni in termini quantitativi sull’impatto della crisi e valutazioni su quello che servirà fare per la ripartenza. Il settore delle autoattrezzature, da sempre internazionalizzato e abituato al networking, intende usare le informazioni sia localmente che per compilare un panorama globale di comune utilità. È ancora presto per figurarsi il dopo; tutto dipenderà dalla dimensione e dalla durata del contagio ma una cosa è certa: sarà durissimo e solo chi saprà reagire avrà davanti nuove opportunità. Il nostro settore ha dalla sua la straordinaria capacità di reazione delle quasi mezzo milione di piccole-medie imprese che lo compongono. Questa volta però la sfida è epocale e la strada della condivisione europea e mondiale sarà vitale per essere informati, propositivi ed influenti quanto meritiamo.





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