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Gennaio 2018

Mobilità condivisa, le aziende italiane si affidano al car sharing nella gestione delle flotte

di Marco Catino - Imprenditore

Abbatte i costi della mobilità e ottimizza l’uso dei veicoli. Le società di noleggio a lungo termine hanno aggiornato l’offerta con nuove soluzioni

Mobilità a costi contenuti. Per le aziende italiane il taglio alle spese di gestione delle flotte passa dal car sharing. Il 2016, stando agli ultimi dati disponibili al riguardo, è stato per l’auto condivisa un anno di sviluppo decisamente sostenuto. E questo non solo per il business in sé ma anche per il numero di operatori presenti sul mercato. Alla fine del 2016 è stata superata la soglia del milione di tessere di iscrizione alle diverse società fornitrici del servizio (1.080.000), con oltre 6,2 milioni di noleggi; numeri impressionanti, che testimoniano la vitalità di un comparto in forte trasformazione ed espansione, soprattutto se si considera il confronto con il 2015: più 70% di tessere, più 33% su flotta e noleggi. Secondo lo studio “Il Car Sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?”, condotto da Aniasa, Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici e dalla società di consulenza strategica Bain & Company, grazie all’auto condivisa quasi due utenti su dieci hanno già rinunciato all’auto di proprietà, che presenta costi di gestione più onerosi rispetto al car sharing per percorrenze annue medio/basse (fino a 8.300 Km/anno, per un’auto di medie dimensioni).
 
L’analisi evidenzia come oltre metà degli utilizzatori viaggi su vetture condivise in compagnia di una o più persone, abbattendo ulteriormente i costi e come ognuna di queste auto tolga dalla strada fino a nove vetture in proprietà. Ma il successo di questa formula non si ferma qui. Il car sharing costituisce una soluzione strategica per i centri urbani medio-grandi, ma anche per la mobilità aziendale. Diverse sono le società di noleggio a lungo termine che hanno introdotto, ormai da molti mesi e con diverse modalità, questi servizi. Per interpretare al meglio le esigenze di mobilità delle singole aziende, vengono dapprima condotti veri e propri audit finalizzati a identificare gli specifici bisogni e la soluzione di car sharing più adeguata al parco auto considerato. Una volta attivato il servizio, i dipendenti possono prenotare le auto accedendo a una piattaforma online attraverso pochi semplici passaggi, prendendole a noleggio sia per le trasferte di lavoro, che per il tempo libero (ovvero nelle fasce orarie serali e nel weekend). Secondo stime elaborate da alcuni operatori del settore, il servizio di car sharing aziendale consente di “ridurre i costi della mobilità aziendale fino al 20%”, ottimizzando allo stesso tempo l’utilizzo dei veicoli in flotta e riducendo le spese delle trasferte. Questi dati trovano conferma nello studio “Flotte aziendali 2016”, promosso da Top Thousand, l’osservatorio sulla mobilità aziendale composto da fleet e mobility manager di grandi aziende nazionali e multinazionali. L’analisi attesta come anche nel comparto delle flotte aziendali si stiano facendo strada nuove forme di mobilità condivisa: il 20% delle aziende intervistate mette già oggi a disposizione del proprio personale i servizi di sharing pubblico, mentre quasi il 50% fa ricorso al corporate car sharing.
 
Uno scenario, dunque, in costante evoluzione che sta iniziando a modificare il concetto di mobilità urbana, e non solo, e che oggi si deve confrontare con rigidità che rischiano di ingessare un mercato fortemente dinamico. “Manca innanzitutto una definizione normativa di ‘vehicle sharing’, così come una cornice legislativa unica per gli operatori pubblici e privati, i quali si confrontano con regolamentazioni del servizio disomogenee fra una città e l’altra, che creano confusione nell’utente finale specialmente quando è in trasferta”, evidenzia Andrea Cardinali, presidente Aniasa, che aggiunge: “È necessario un potenziamento delle infrastrutture, prevedendo, tra l’altro, parcheggi dedicati e di scambio intermodale presso stazioni ferroviarie e della metropolitana, centri commerciali, poli universitari e ospedalieri: vere e proprie ‘isole della mobilità’ dove l’utente possa cambiare mezzo di trasporto in modo agevole e garantito”.




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