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Ottobre 2022

Crisi dei chip: danno da 100 miliardi per l’industria automobilistica

Simonluca Pini, Contributing Editor Sole 24 Ore

A fine 2022 il conto arriverà a quasi 100 miliardi di euro, con circa 18 milioni di veicoli non prodotti a causa della carenza di semiconduttori
Quanto sta costando la carenza di semiconduttori all’industria automobilistica europea? Il conto sta raggiungendo cifre impensabili fino a qualche anno fa, quando la mancanza di microchip non era tra le sfide da affrontare dall’industria automotive. Secondo un recente studio della società di assicurazione del credito tedesca Allianz Trade, il settore delle quattro ruote ha fatto segnare nel 2021 perdite per 50 miliardi di euro e il 2022 si potrebbe chiudere con altri 47 miliardi persi a causa della carenza di chip. Secondo l'analisi, il settore dell'auto europeo è stato quello più colpito, anche a causa della bassa produzione di semiconduttori nella Regione, con un costo a livello 'Europa di circa 100 miliardi di euro tra il 2021 e il 2022, ed è importante ricordare come in un'auto il numero di microchip previsti è pari a circa 3.000 unità. Tra i maggiori paesi europei, la Germania è la più penalizzata: per l'industria tedesca Allianz Trade stima 47,5 miliardi di perdite (25,3 nel 2021 e 22,3 previsti per quest’anno). Il motivo è legato all’elevato peso dell’automotive sul PIL del Paese. Riguardo le altre principali nazioni europee, la Francia potrebbe accusare un colpo da 7,2 miliardi, 6,8 per il Regno Unito, 6,4 l’Italia e 6,3 la Spagna. Oltre alla quantificazione del danno economico, lo studio della società di assicurazione del credito tedesca Allianz Trade ha stimato che la carenza di chip abbia portato a un deficit di circa 18 milioni di veicoli in tutto il mondo.
 
Carenza di semiconduttori, le cause
 
Perché mancano i chip destinati alle automobili? Bisogna tornare indietro al 2020, quando le case automobilistiche avevano tagliato scorte e ordini di semiconduttori, a causa dello stop alla produzione in tutta Europa a seguito delle restrizioni imposte dalla pandemia di Coronavirus. Una volta ripartita la domanda di auto, e i relativi ordini, i costruttori del vecchio continente hanno potuto fare affidamento su quantità ridotte visto la decisione dei produttori di chip di assegnare capacità a segmenti in forte crescita come elettronica di consumo, server e pc. Inoltre anche i produttori asiatici hanno dovuto affrontare diverse chiusure a causa del pandemia.  La quota di microprocessori prodotti globalmente vede la Repubblica di Taiwan in testa con una quota del 65% con il leader mondiale che è Tsmc che produce però solo il 3% dei chip per l'industria automobilistica, mentre il resto è destinato alle aziende di telefonia, pc e telecomunicazioni. Oltre all’incendio nell’impianto di Renesas Electronics, uno dei produttori di semiconduttori per l'industria dell'auto, la catena di approvvigionamento ha segnato nuovi stop nel 2021 e nel 2022 a causa dei restrittivi lockdown in Cina e per le conseguenze legate all’invasione russa dell’Ucraina.





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