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Ottobre 2022

ITS Academy: un percorso fra sapere e saper fare

Francesca Del Bello

Con la riforma votata il 12 luglio scorso, gli Istituti Tecnici Superiori si trasformano in ITS Academy con l’obiettivo, fra gli altri, di colmare la sempre crescente richiesta di personale qualificato da parte delle imprese.
Il settore automotive e, in maniera complementare, quello dell’aftermarket stanno attraversando una fase di profonda trasformazione tecnologica e digitale: poter contare su figure professionali altamente specializzate, in grado anche di traghettare l’azienda attraverso quello che appare un cambiamento indifferibile, diventa pertanto un asset strategico – e questo vale, mutatis mutandis, per l’intero tessuto industriale del nostro paese.

Nel tentativo di venire incontro a queste esigenze, nasce in Italia il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, i cui soggetti di formazione operanti sul territorio saranno gli Istituti Tecnologici Superiori – ITS Academy, già Istituti Tecnici Superiori. La riforma, votata alla Camera il 12 luglio scorso e che modifica e, di fatto, rafforza il sistema degli ITS fino a questo momento regolato dal DPCM del 25 gennaio 2008, da un lato rientra fra le azioni strategiche del PNRR per l’Istruzione, con lo scopo di rendere più attrattiva la formazione terziaria professionalizzante ed aumentare di conseguenza il numero degli iscritti, dall’altro si propone di formare giovani altamente specializzati a livello tecnologico in grado di soddisfare la continua richiesta di personale qualificato da parte del comparto industriale e manifatturiero nazionale.  Ad oggi, in Italia si contano in tutto 124 Istituti che offrono un percorso di perfezionamento post-diploma della durata di due anni (i dati sono quelli di settembre 2022 diffusi da INDIRE, Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) suddivisi in sei macro-aree, fra cui efficienza energetica e mobilità sostenibile, per un totale di oltre 19.000 iscritti ai percorsi attualmente attivi. Un numero ancora insufficiente a soddisfare il fabbisogno delle imprese e che appare ancora più limitato se comparato con quello di altri paesi europei: le Fachhochschulen tedesche, per citare l’esempio che più di 10 anni fa ha ispirato la creazione degli ITS, contano all’anno all’incirca un milione di iscritti.
Come detto, dunque, fra gli obiettivi della riforma degli ITS Academy vi è quello di attirare più iscritti, forte anche di una collaborazione sempre più stretta con le imprese: gli stage in azienda dovranno contare per il 35% del monte ore totale, con la possibilità di essere svolti anche all’estero, mentre il 60% del corpo docenti dovrà essere composto da figure provenienti dal mondo del lavoro. Per le aziende che intenderanno finanziare gli ITS Academy con delle elargizioni liberali, inoltre, è prevista l’introduzione di un credito di imposta. Una riforma che guarda alla promozione della cultura tecnica e tecnologica, che potrebbe diventare particolarmente interessante per il settore industriale e delle PMI.
Approfondiamo il tema con Amira Lakovic, responsabile dei percorsi formativi automotive della fondazione ITS LAST Academy di Verona, proseguendo un discorso già iniziato in occasione di Autopromotec 2022 (per chi si fosse perso l’evento “Innovation and Talents” ad Autopromotec 2022, è possibile rivederlo qui).
 
- I dati di occupazione dei giovani provenienti dagli ITS parlano chiaro: l’80% degli studenti che ha completato il proprio percorso nel 2021 ha trovato un’occupazione, che nel 90% dei casi è coerente con il proprio percorso di studi(*). Eppure, il numero di iscritti è ancora piuttosto basso, molto inferiore rispetto a sistemi simili in giro per l’Europa. Qual è, secondo lei, il motivo? Cosa tiene lontani i ragazzi da questi percorsi?
* dati del Monitoraggio nazionale 2022 dei percorsi ITS elaborato da INDIRE

I percorsi ITS (oggi ITS Accademy) sono delle filiere formative molto recenti. Sono nate in Italia solo una decina di anni fa. L’università risale al XII secolo a Bologna…. L’università ha maggiore notorietà e più appeal di percorsi “tecnici” anche se altamente qualificanti. E sono all’origine dei tassi di occupazione all’uscita che lei ha ricordato. Di sicuro, il punto più rilevante è la scarsissima notorietà presso le famiglie italiane. In termine di comunicazione, non puoi costruire un’immagine se non hai prima la notorietà. Dopo il diploma, vai a lavorare oppure vai all’università. Si ignora completamente questo 5° livello EQF (European Qualification Frame – a ricordare che la maturità è il 4° livello, la laurea breve il 6° livello). Altra dimensione della sfida degli ITS è la demografia. Pochi giorni fa, ISTAT ha ricordato la situazione preoccupante di assenza di ricambio generazionale nel nostro paese, che porterà nel 2070 a perdere la popolazione dell’intero nord est a livello nazionale.

- Il 12 luglio è stata votata quasi all’unanimità la riforma degli ITS Academy: cosa cambia ora, e quali sono i risultati attesi da questo (primo) provvedimento?
Dietro il cambiamento del nome, c’è l’obiettivo di rendere il percorso più parlante come alternativa all’università. E dare la giusta valenza agli ITS Academy rispetto alle suole superiore. Dopo 10 anni di esperienza e di monitoraggio attento dei risultati conseguiti, il MUIR e il parlamento hanno confermato la volontà di proseguire e dare più peso e più rilevanza a questo segmento della formazione superiore post diploma. Un esempio molto concreto dell’importanza che si vuole dare a questa filiera formativa: la residenzialità consente agli studenti fuori provincia di poter seguire le lezioni avendo a disposizione una borsa di studio per l’alloggio durante la fase di aula.

- Entriamo nel vivo della questione: come possono le aziende venire in contatto con le realtà degli ITS?
Le aziende e soprattutto le famiglie possono trovare i contatti per le filiere di loro interesse sul portale sistemaits.it. Ci sono 104 ITS in Italia, moltissimi ambiti. La vera sfida degli ITS è il reclutamento degli studenti, perché in uscita abbiamo più richiesta da parte delle aziende che diplomati pronti ad entrare nel mondo del lavoro. Ad esempio, per il percorso di cui mi occupo direttamente, 12 su 23 studenti al termine del primo anno hanno in mano un contratto di apprendistato duale.





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