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Gennaio 2024

L’auto supertecnologica sotto la lente dell’Unione Europea

Paola Zaccheroni

In difesa delle officine, degli operatori indipendenti e del diritto di scelta del consumatore
 
Il 5 ottobre la Corte di Giustizia Europea ha chiarito che le Case automobilistiche devono permettere a tutti i riparatori di accedere ai dati dei veicoli: anche i meccanici, i gommisti, i carrozzieri indipendenti hanno il diritto di usare le informazioni necessarie per la diagnosi, la manutenzione e la riparazione dell’auto, alle stesse condizioni delle officine legate alle Case costruttrici. A metà novembre del 2023 lo stesso tribunale ha stabilito che le Case automobilistiche non possono rifiutare di fornire agli operatori dell’autoriparazione (ad esempio i ricambisti) il numero identificativo VIN e tutte le informazioni tecniche di uno specifico veicolo, in un formato che possa essere elaborato da un computer. Nel frattempo, una proposta di regolamento per il settore dell’automobile, che riguarda l’accesso e l’utilizzo dei dati generati dal veicolo è all’attenzione della presidente della Commissione Europea Von der Leyen.

Che cos’hanno in comune queste iniziative e perché questo fermento? Cosa c’è in gioco che possa ricadere sui meccanici indipendenti e sui proprietari di auto? Brutalmente: l’accelerazione tecnologica, soprattutto nel campo informatico, ha creato dei vuoti - della legge, della politica - in cui chi è più forte può crearsi opportunità di business anche a scapito delle realtà più vulnerabili come i piccoli imprenditori e i consumatori. In questo, il settore dell’autoriparazione non fa eccezione. Siccome la Commissione Europea per prima è chiamata a garantire la concorrenza e il libero mercato, il percorso per regolare i comportamenti di tutti gli attori parte da lì.

Tuttavia, l’allarme è scattato a livello di base, nelle officine e nelle imprese indipendenti del mercato autoriparativo. Queste realtà, trovando sempre più difficile e oneroso reperire dai costruttori i dati essenziali per fornire servizi adeguati, hanno visto diminuire pericolosamente le loro possibilità di competere sul mercato. Le associazioni nazionali dell’aftermarket indipendente hanno accolto l’appello trasferendolo alle federazioni europee e alle alleanze interfederative (come AFCAR.EU), che hanno fatto sentire chiara e forte la loro voce all’Europa, ad esempio nella conferenza stampa del 19 gennaio in cui hanno dichiarato, senza mezzi termini, che la lentezza normativa della Commissione incide sul benessere dei consumatori e sull'innovazione nei servizi digitali per i veicoli connessi.

La strada è ancora lunga e accidentata, perché le sentenze e i regolamenti devono poi trovare applicazione negli Stati nazionali. Su questo, nel nostro Paese vigilano associazioni come ADIRA, che difende gli interessi dei distributori indipendenti di ricambi; AICA, che rappresenta i costruttori di attrezzature per officina, Tekné per ADPA, l’associazione degli editori di dati; CNA AUTORIPARAZIONE, la verticale che rappresenta le officine. A queste, unite in AFCAR Italia, se ne uniscono altre come ANIASA, che rappresenta le società di autonoleggio e le software house della mobilità; Assogomma, la federazione confindustriale della gomma plastica; Federpneus, associazione nazionale dei gommisti.

Sono organizzazioni che proteggono un sistema economico esteso e profondamente radicato nella società italiana, ed hanno ben chiari i rischi associati alla crescente digitalizzazione e connettività delle automobili; il 15 gennaio queste associazioni hanno inviato una lettera al sottosegretario di Stato con delega all'innovazione tecnologica Alessio Butti e al viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti Galeazzo Bignami, chiedendo loro di sostenere l’iter legislativo del regolamento di settore presso la Commissione Europea, ritardato, si sospetta, dagli attacchi dei costruttori di automobili.

Questi ultimi, che hanno investito pesantemente nelle reti ufficiali, hanno interesse a favorire le proprie officine nel fornire i dati tecnici essenziali all’assistenza, creando così uno squilibrio anticoncorrenziale: la lotta delle associazioni è perciò una lotta per preservare l’officina di prossimità, il meccanico di quartiere, e per proteggere il diritto dei consumatori di scegliere a chi rivolgersi per riparare la propria auto. Senza dimenticare che un ambiente concorrenziale sano e corretto favorisce l’innovazione e protegge dai prezzi eccessivi.
 





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