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Novembre 2017

Le auto connesse si blindano contro gli hacker

di Dino Collazzo

Digitalizzazione e sicurezza informatica per proteggere le auto connesse. Sono le sfide che attendono il mondo dell’automotive nei prossimi tre anni. Secondo uno studio realizzato da Frost & Sullivan e Irdeto sono previsti investimenti in questo campo per 82 miliardi di dollari
Auto connesse a prova di hacker. L’arrivo di nuove tecnologie intelligenti a bordo dei veicoli – diagnostica da remoto, telematica, guida autonoma, assistenza alla guida, infotainment – ha portato con sé una serie di vulnerabilità per le quattro ruote. E spinto il mondo dell’automotive a mettere in campo delle contromosse sul tema della sicurezza informatica. Attraverso investimenti in innovazione e la creazione di laboratori in cui esperti di cibersecurity testano i sistemi installati sulle auto per andare alla ricerca di bag e backdoor.
 
Un compito per nulla semplice. E questo perché il numero crescente di applicazioni provenienti da terze parti – spesso con bassi livelli di sicurezza –, la complessità dei sistemi e la frequenza degli aggiornamenti dei software “over-the-air” rende difficile monitorarli contemporaneamente. Il rischio è che in una comunicazione tra differenti componenti dell’auto – sia tra loro che con l’esterno – e l’utilizzo di device a bordo (smartphone e tablet) si possano verificare delle interferenze, aprendo così le porte alle intrusioni da parte di cybercriminali. Ransomware, malware, furto di dati e sabotaggio sono solo alcune delle possibili minacce a cui potrebbe trovarsi esposto il possessore di un’auto connessa. La risposta a tutto ciò per ora sembra ancora lontana, ma non mancano tentativi per riuscire a blindare le connected car. È il caso del Secure communication unit (SCU): un sistema di protezione presentato al New mobility world di Francoforte da Kaspersky Lab e Avl Software and Functions GmbH. Per ora è solo un prototipo. Il suo scopo è di rendere i veicoli connessi tramite tecnologia IoT (Internet of Things) “sicure by-desing”. In pratica lo SCU rende possibile una comunicazione priva d’interferenze tra le varie componenti dell’auto e tra la stessa e i dispositivi e le infrastrutture esterne a cui si connette. Tutto ciò è possibile perché questo sistema di protezione funge da unità di controllo dei gateway di connessioni, in grado di agire come un singolo gateway sicuro per i flussi di comunicazione in entrata e in uscita.
 
Il tema della sicurezza informatica è dunque di primaria importanza per l’industria automobilistica e i suoi affari. Tanto da spingere le aziende dell’automotive a non lesinare investimenti sulla ricerca di nuove tecnologie da applicare in questo settore. Un recente studio realizzato da Frost & Sullivan e Irdeto (società specializzata nel campo della sicurezza delle piattaforme digitali) e intitolato “Cybersecurity for the automotive industry”, pone l’accento proprio su quest’aspetto. Secondo i ricercatori, gli Oem e i fornitori di primo livello hanno compreso che la digitalizzazione e la sicurezza informatica, insieme alle partnership tecnologiche, il miglioramento dei software e la personalizzazione, rappresentano il futuro dell’automotive. Nei prossimi tre anni, secondo i dati dello studio, la crescente digitalizzazione spingerà l’industria automobilistica a investire 82 miliardi di dollari sulle tecnologie avanzate.



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