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Dicembre 2016

Legge di Bilancio 2017: diverse le novità per le imprese, con uno sguardo anche all’Industria 4.0

di Matteo Prioschi, giornalista de Il Sole 24 Ore

Agevolazioni fiscali nuove o prorogate per favorire gli investimenti produttivi delle imprese, bonus contributivi per le assunzioni di personale, potenziamento dei benefici connessi all’implementazione di piani di welfare aziendale. Sono queste le principali novità contenute nella legge di Bilancio per il 2017 che riguardano il mondo produttivo.
Dopo il successo ottenuto dalla “nuova Sabatini”, introdotta nel mese di giugno 2013 con il decreto legge 69/2013, viene prorogato fino al 31 dicembre 2018 il contributo sui finanziamenti per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature da parte delle micro, piccole e medie imprese di tutti i settori. A fronte dell’importo del finanziamento, o dell’operazione di leasing finanziario, il Ministero dello sviluppo economico concede un contributo pari all’ammontare degli interessi.  È previsto inoltre un contributo maggiorato del 30% per gli investimenti in determinate tecnologie al fine di favorire la transizione del sistema produttivo alla manifattura digitale. Si tratta, per esempio, di cloud computing, banda ultralarga, Rfid, robotica avanzata e meccatronica.
La proroga della “nuova Sabatini” può contare su un budget di 560 milioni di euro. Vale la pena di ricordare che le risorse finora messe a disposizioni per questo incentivo sono state esaurite il 2 settembre 2016. Sono stati erogati 400 milioni di euro di contributi statali a fronte di finanziamenti per complessivi 5,1 miliardi di euro. Delle 17.081 domande presentate, 4.288 riguardano medie imprese, 8.143 piccole imprese e 4.650 micro imprese a fronte di investimenti medi rispettivamente di 436mila, 235mila e 127mila euro. In termini di valori, la Lombardia con oltre 1,2 miliardi ha costituito oltre un quinto del totale, seguita dal Veneto e dall’Emilia Romagna con 600mila euro di finanziamenti deliberati. Quanto ai settori Ateco, ha prevalso la manifattura, con oltre un quarto del totale del valore, seguito da trasporto e magazzinaggio, nonché dalla categoria che include anche la riparazione di autoveicoli.
 
Sempre sul fronte delle agevolazioni per gli investimenti, viene prorogato il superammortamento che consente di maggiorare del 40% il costo di acquisto di un bene strumentale ai fini della deduzione fiscale delle quote di ammortamento. Il bonus scatta per le operazioni effettuate entro il 31 dicembre 2017 o al massimo entro il 30 giugno 2018 a condizioni però che gli investimenti siano accettati dal fornitore entro la fine del 2017 e che entro tale scadenza sia pagato un acconto di almeno il 20 per cento. Sono agevolati gli investimenti in beni materiali strumentali nuovi e quelli per veicoli utilizzati esclusivamente come beni strumentali nell’attività di impresa. Va ricordato che i beni acquistati devono essere nuovi, in senso assoluto e non solo per l’azienda che li compera. Ciò significa che non devono essere mai stati utilizzati.
 
Oltre a ciò viene introdotto l’iperammortamento, la cui maggiorazione è del 150% e quindi consente di ammortizzare il 250% del costo di acquisto. Quest’ultima agevolazione riguarda una tipologia limitata di beni individuati nell’allegato A alla legge di Bilancio: rientrano, tra le altre cose, le macchine utensili, che però devono avere caratteristiche particolarmente evolute per quanto riguarda la gestione e il controllo delle lavorazione e l’interfaccia uomo-macchina. Le aziende che effettueranno questo tipo di investimenti potranno anche beneficiare di un ammortamento maggiorato del 40% per l’acquisto di beni immateriali strumentali, cioè programmi informatici, funzionali a favorire la transizione verso Industria 4.0. L’iperammortamento richiede però che l’impresa produca una dichiarazione del legale rappresentante o una perizia tecnica se il valore del bene è superiore a 500mila euro, attestante che quanto acquistato possiede le caratteristiche richieste dalla norma ed entra a far parte della catena del valore dell’impresa.
 
Sempre per quanto riguarda l’ambito fiscale, ma dal punto di vista amministrativo, dal 2017 viene introdotto il principio di cassa, al posto di quello di competenza, per le imprese più piccole (Snc, Sas e quelle individuali).
Per questi soggetti, inoltre, debutta l’aliquota al 24% sul reddito di impresa. Questa disposizione stabilisce che il reddito prodotto dall’azienda non viene conteggiato nel reddito complessivo dell’imprenditore se lo stesso viene lasciato in azienda e in tal caso viene assoggettato a un prelievo del 24%, finché gli importi non saranno prelevati e trasferiti all’imprenditore. Questo regime di imposta sul reddito di impresa (Iri) non è obbligatorio, ma attivabile su scelta dell’imprenditore, con durata di cinque anni rinnovabile. La novità vuole favorire il reinvestimento degli utili all’interno delle piccole e medie imprese per agevolarne la crescita.
 
Scompare, invece, il bonus decontribuzione per le nuove assunzioni, valido per tutti, introdotto nel 2015 con effetto triennale e poi ridotto nel 2016 alla durata biennale .Tuttavia chi assume, nel 2017 e nel 2018, a tempo indeterminato uno studente  che ha svolto presso lo stesso datore di lavoro un periodo di alternanza scuola-lavoro o di apprendistato può beneficiare dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a suo carico per un importo massimo di 3.250 euro all’anno e per 36 mesi. Il bonus verrà concesso, su richiesta dell’azienda, fino a esaurimento delle risorse, che ammontano a 274 milioni di euro tra il 2017 e il 2022.
 
Infine vengono confermate e potenziate le agevolazioni sugli importi pagati ai dipendenti al raggiungimento di determinati obiettivi di produttività. La quota di retribuzione a cui si applica la tassazione del 10% al posto di quella ordinaria sale da 2.000 a 3.000 euro (passa da 2.500 a 4.000 euro se c’è anche il coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro) e l’opzione può essere riconosciuta ai lavoratori che hanno avuto nell’anno precedente un reddito fino a 80.000 euro, invece dei 50.000 euro attuali. Ulteriori novità riguardano l’eventuale conversione di tali importi in prestazioni di welfare aziendale. In tal caso la tassazione per il dipendente viene azzerata, il datore di lavoro non versa i relativi contributi, e oltre alle disposizioni già in vigore viene prevista la possibilità di sostituire gli importi con versamenti alla previdenza integrativa o per polizze di assistenza sanitaria anche oltre i limiti di esenzione Irpef. Esenti da reddito anche contributi e premi versati dal datore di lavoro per polizze contro il rischio di non autosufficienza.





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