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Dicembre - Gennaio 2023

Presentato l’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2022

Francesca Del Bello

Lo studio è stato realizzato dalla Camera di Commercio di Torino e da ANFIA. Riduzione dei costi dell’energia, progetti di digitalizzazione e innovazione e ampliamento della rete per la ricarica di auto elettriche, ma anche incentivi per le immatricolazioni delle vetture a zero e bassissime emissioni: queste le richieste delle aziende del comparto
È stata presentata a Torino a fine ottobre l’edizione 2022 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive Italiana, uno studio realizzato dalla Camera di Commercio di Torino e da ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica. L’indagine analizza i dati provenienti direttamente dalle aziende della filiera nazionale per l’anno 2021, e traccia i trend attesi per il 2022-2023, tenendo conto delle (sempre più complesse) dinamiche economiche e geopolitiche che caratterizzano il contesto globale.

Come sottolineano gli autori fin dalla premessa del volume, sebbene i numeri dello scorso anno registrino un significativo incremento rispetto ai dati del 2020 (annus horribilis segnato dalla pandemia di COVID-19 che ha condizionato in maniera indelebile anche l’andamento industriale e di mercato del settore automotive), in termini di produzione e di mercato di autoveicoli non si è tornati ai livelli pre-pandemia. E questo vale sia su scala globale che su scala nazionale: secondo i dati riportati dall’Osservatorio, la domanda mondiale di autoveicoli è cresciuta del 5% nel 2021 rispetto al 2020, attestandosi ad un totale di 83 milioni di unità, ma ha subito un decremento del 9% rispetto al 2019, quando la domanda era pari a 91 milioni di veicoli; nel nostro Paese, l’incremento della domanda di veicoli nel 2021 registra un +6,7% rispetto al 2020, ma un calo del 21,8% rispetto ai numeri del 2019. Per quanto riguarda la produzione di autoveicoli nel 2021, invece, a livello mondiale si registra un segnale di crescita, il primo dal 2017, con un +3,1% (l’analisi di questi dati, però, rivela l’andamento positivo per i paesi del Sud America e dell’Asia mentre registra un calo del 3,6% in Europa); in Italia, ANFIA ha registrato un leggero incremento nella produzione di autoveicoli, con un +2,4%. Le stime per il 2022 prevedono però un calo a livello mondiale e nazionale sia per la domanda di autovetture che per la produzione.
Entrando poi nel merito della componentistica, lo studio evidenzia che, nell’anno 2021, le 2.202 imprese di settore hanno generato un fatturato stimato pari a 54,3 miliardi di euro, registrando un incremento del 16,7% rispetto al 2020. Dario Gallina, Presidente della Camera di Commercio di Torino, commenta così il risultato attestato: “[O]ggi per le imprese della filiera automotive si moltiplicano le sfide: alti costi energetici e delle materie prime, crisi internazionale e soprattutto accelerata transizione ecologica, nonostante il posizionamento prevalente rimanga ancora sui motori tradizionali (73,8%). […] Per questo le nostre imprese cercano soluzioni, vendendo di più all’estero, investendo in innovazioni di prodotto e cercando sul mercato del lavoro nuove competenze, spesso difficili da trovare: cautela e prudenza caratterizzano in ogni caso le prospettive per l’anno in corso”.
In effetti, se è vero che nel 2021 le imprese hanno ripreso gli scambi internazionali (il 78,3% dichiara di vendere sui mercati esteri, mentre il fatturato medio derivante dall’export arriva ad una media del 41,8%), l’intero contesto economico-politico mondiale impone di guardare al futuro, come ha sottolineato Gallina, con cautela e prudenza.
Sul tema interviene anche Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti di ANFIA: “Anche l’export della componentistica ha visto nel 2021 un netto recupero (+15,4%), con un rallentamento nella seconda parte dell’anno per via del protrarsi della crisi dei semiconduttori, delle materie prime e della logistica. Nel 2022, gli effetti di instabilità legati al conflitto in Ucraina potrebbero portare ad una frenata. Per traguardare le sfide della transizione energetica, le nostre imprese, da quest’anno, possono contare anche sulle misure del fondo automotive, in particolare gli interventi di politica industriale come i contratti di sviluppo e gli accordi di innovazione, che agevolano i programmi di investimento delle imprese”.
Programmi di investimento che risultano essenziali per affrontare la fase di transizione in atto: le aziende del comparto che partecipano a progetti di sviluppo di nuovi sistemi di motorizzazione sono in aumento per il triennio 2019-2021: per lo sviluppo di motorizzazioni elettriche rappresentano il 29,4%, per lo sviluppo di motorizzazioni ibride il 30,3%, per i progetti di riduzione delle emissioni sui motori a combustione interna attraverso i nuovi materiali e l’alleggerimento del peso dei veicoli il 25,2%, per i progetti di sviluppo della tecnologia fuel cell il 15,6%.  Cala però, complessivamente per il triennio, la quota di imprese che hanno investito in ricerca e sviluppo, che rappresentano, nel 2021,  il 67% del totale. Emerge inoltre la necessità di nuovo personale per il prossimo quinquennio indicata diffusamente dalle imprese, da impiegare nei processi produttivi, nell’automazione e nei sistemi meccatronici, nei prodotti e materiali e nella sostenibilità ambientale.
Infine, le richieste da parte della filiera: le aziende hanno valutato positivamente sia il “Piano Transizione 4.0” che l’estensione della CIG – cassa integrazione guadagni: le richieste del comparto per l’immediato futuro riguardano in misura maggiore le iniziative volte a contenere i costi dell’energia elettrica, ma anche il sostegno a progetti di digitalizzazione e innovazione e di ricerca e sviluppo. Sul tema degli incentivi, quelli alle immatricolazioni risultano necessari per il 53% del campione, mentre si rileva un crescente interesse (è la priorità per il 46%) verso gli incentivi per lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica per le auto elettriche.





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