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Dicembre 2021

Crisi semiconduttori, come la tecnologia ha cambiato l'offerta dei costruttori

Simonluca Pini - Contributor Editor de Il Sole 24 Ore

Secondo le stime il mercato auto in Italia non raggiungerà il milione e mezzo di immatricolazioni, a causa soprattutto della mancanza di chip  
Entrare in concessionaria, non trovare auto e ricevere tempi di consegna molto diversi in base alla richiesta di accessori. Non è un brutto film di fantascienza ma la realtà in molti autosaloni, dove la crisi dei chip sta facendo più danni rispetto alla pandemia di Covid19. Secondo una stima del Centro Studi Promotor, nel 2021 le immatricolazioni di autovetture in Italia toccheranno quota 1.460.000 con un calo del 23,8% sul 2019 e una modestissima crescita sul risultato estremamente depresso del 2020 (5,7%). Se il 2021 si chiuderà con meno di un milione e mezzo di immatricolazioni, anche per il 2022 le previsioni sono delle più rosee a causa della crisi dei microchip e della conseguente mancanza di vetture. Per far capire l’importanza dei chip su una vettura, è sufficiente ricordare i 3000 microchip presenti mediamente su un modello di nuova produzione.

La quota di microprocessori prodotti globalmente vede la repubblica di Taiwan in testa con una quota del 65% con l'azienda Tsmc che produce però solo il 3% dei chip per l'industria automobilistica, mentre il resto è destinato alle aziende di telefonia, pc e telecomunicazioni. Da segnalare che oltre a Taiwan e alla Cina, i sudcoreani di Samsung sono fra i maggiori produttori globale di chip. Proprio Samsung prevede di investire circa 17 miliardi di dollari per costruire un impianto di produzione di semiconduttori a Taylor in Texas. Si tratta del più grande investimento mai effettuato da Samsung negli Stati Uniti e migliorerà la resistenza della catena di approvvigionamento di chip logici, andando così ad aumentare la fornitura di componenti utilizzati nei telefoni, nelle automobili e in altri dispositivi elettronici. La produzione di semiconduttori è quasi sempre in emergenza, visto che è legata a possibili impennate di richieste per dei nuovi device o non prevedibili tendenze del mercato che si manifestano da un giorno all'altro. L'aggravante del 2021 è dovuta in parte alle chiusure parziali a causa della pandemia che hanno determinato una fornitura di chip inferiore rispetto al solito. A cui si è aggiunto l'incendio alla fabbrica Renesas Electronics a inizio anno, uno dei maggiori produttori di semiconduttori per l'industria dell'auto, e la successiva guerra commerciale. 

Da uno studio condotto da Boston Consulting Group, serviranno tra i due e i quattro anni per una normalizzazione della crisi dei chip auto. Queste tempistiche comporteranno importanti cambiamenti legati alle gamme e alle strategie aziendali dei costruttori automobilistici, partendo dalla necessità di poter fare affidamento su fornitori stabili e sicuri di semiconduttori. La novità principale arriverà sul fronte dell’offerta, con molti produttori impegnati a realizzare vetture con liste di accessori “chiuse” o dotazioni full optional; questo si tradurrà in una maggiore facilità sul fronte stock e al tempo stesso sarà in grado di ridurre i tempi di attesa per la clientela. Perché oggi la presenza o meno di un accessorio può far variare di molti mesi l’arrivo dell’auto, tanto che diversi costruttori hanno scelto di consegnare vetture prive di diversi optional – partendo dalle strumentazioni interamente digitali fino a sistemi di assistenza alla guida – piuttosto che allungare ulteriormente l’attesa ai clienti.  





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