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Luglio/Agosto 2018

La commissione europea valuta la direttiva macchine

Massimo Brunamonti

A una decina di anni dalla sua promulgazione, lo staff tecnico della Commissione europea ha ritenuto opportuno procedere a una verifica della adeguatezza della Direttiva a nuovi prodotti e nuove tecnologie nel frattempo introdotti o previsti.
Tutti quanti ricorderemo l’impatto che la Direttiva Macchine 2006/42/EC ha avuto all’atto della sua introduzione nel 2006, quando, nell’ambito della marchiatura Ce, la Commissione europea ritenne opportuno emettere una Direttiva omnicomprensiva dei criteri di sicurezza relativi alle macchine con lo scopo di rendere libera la circolazione di prodotti conformi all’interno dell’Unione. La Direttiva introdusse allora una standardizzazione che, se all’atto poteva sembrare complessa e di difficile interpretazione, si è poi rivelata un riferimento al quale chi si è adeguato ha poi potuto fruire delle garanzie che la Direttiva stessa assicura.

È il caso per esempio dei ponti sollevatori, attrezzature più di altre soggette per loro natura a possibili implicazioni legate alla sicurezza degli operatori. È recente il caso dello studio Prosafe che ha preso in esame centinaia di ponti sollevatori installati in vari paesi della Ue. Ebbene, grazie al quadro normativo introdotto dalla Direttiva Macchine, gli ispettori hanno potuto accertare la conformità dei prodotti in maniera oggettiva e sanzionare le non conformità, come puntualmente avvenuto in una quarantina di casi. A una decina di anni dalla sua promulgazione, lo staff tecnico della Commissione europea ha ritenuto opportuno procedere a una verifica della adeguatezza della Direttiva a nuovi prodotti e nuove tecnologie nel frattempo introdotti o previsti. Il risultato dello studio è positivo da molti punti di vista, ne è un esempio il numero e la vastità di standard armonizzati europei, oltre 700, che hanno facilitato l’applicazione della Direttiva per prodotti specifici. Nelle autoattrezzature sono un esempio di questi standard armonizzati i lavori in corso sui ponti sollevatori, sui profreni a rulli per i camion e sugli smontagomme, che vedono l’impegno di Cuna/Uni per l’Italia, con il supporto dei costruttori Aica.

Come rileva lo studio, l’impatto economico della Direttiva è impressionante: prendendo come riferimento il 2015, il settore della produzione di macchine in Europa rappresenta un volume di circa 650 miliardi di Euro con oltre 2,9 milioni di addetti operanti in circa 90 mila imprese concentrate soprattutto in Italia e Germania. Per la sola Italia, a fronte di un totale di 108 miliardi di Euro di export, di cui il 51% extra Ue, il valore dell’import ammonta a 63 miliardi di Euro per un saldo commerciale impressionante di +58%. Altro dato significativo è il valore degli investimenti che il settore registra: intorno a 13 miliardi di Euro in tutta la Ue con l’Italia seconda alla sola Germania. L’efficacia della Direttiva sulla sicurezza nel lavoro è anche confortata dalla riduzione degli incidenti in linee di produzione scesa del 46% tra il 2008 ed il 2013. Ma non sono tutte rose e fiori soprattutto quando si passa a considerare l’attività ispettiva dove peraltro i dati sono poveri e altamente disomogenei. Lo stesso rapporto definisce le ispezioni “insufficienti e inefficaci oltre che improbabili”: da notare che i costi delle attività di sorveglianza nella Ue ammontano a un misero 2,3 milioni di Euro/anno che corrisponde a una frazione infinitesimale dell’intero mercato delle macchine.

L’altro aspetto delicato della Direttiva Machine è la sua applicabilità alle tecnologie emergenti quali robotica, Internet of Things e intelligenza artificiale. In merito lo studio nota come queste tecnologie rientrino nell’ambito della Direttiva ma, con un certo imbarazzo, fa anche notare che c’è da fare un gran lavoro di normazione e armonizzazione per la mole di nuove applicazioni che si prevede vengano introdotte nel mercato. Secondo un sondaggio, il 53% degli intervistati ritiene che la Direttiva sia più o meno in grado di supportare l’innovazione, mentre maggiore è la preoccupazione considerando l’intero ecosistema del lavoro per il quale oltre il 20% degli intervistati ritiene che la Direttiva sia da adeguare. Il Commissario europeo Elżbieta Bieńkowska commenta così le conclusioni dello studio: “siamo felici di vedere che la legislazione esistente è adatta allo scopo in un mondo in cambiamento. Questo rende i prodotti europei sicuri e competitivi. La tecnologia cambia in fretta pertanto noi continuiamo a monitorare la situazione e siamo pronti ad agire se sorge la necessità”.

A nostro avviso la necessità già c’è ed è sul lato della sorveglianza; una sorveglianza “insufficiente, inefficacie e improbabile”, oltre che indurre i meno attenti a comportamenti di vera e propria concorrenza sleale, può avere conseguenze fatali per la sicurezza e la libera circolazione delle merci. È necessario che le autorità di sorveglianza degli stati membri si attivino subito anche a tutela dell’occupazione e degli investimenti nel settore.





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