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Settembre 2019

Economia italiana in rallentamento: serve un piano per il rilancio industriale

Matteo Prioschi, giornalista de Il Sole 24 Ore

Per Mauro Severi, presidente Aica, bisogna puntare su collaborazione tra imprese, formazione e una politica europea che contrasti il ritorno ai mercati nazionali
Dall’economia arrivano segnali di rallentamento, in Italia come in Europa. Una prospettiva a cui, secondo Aica, si deve reagire puntando su innovazione, collaborazione tra imprese, formazione e con una politica coordinata a livello continentale, evitando di alzare protezioni a difesa dei mercati nazionali.I dati relativi a fatturato e ordini del settore industriale italiano relativi allo scorso mese di giugno hanno fatto scattare un campanello di allarme. Il fatturato, infatti, è calato dello 0,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quale conseguenza di una sostanziale invarianza dell’export (-0,1%) e di una sensibile contrazione del mercato interno (-1,0%). Peggiori sono gli indicatori degli ordinativi, che hanno segnato una contrazione complessiva del 4,8%, influenzato in questo caso da ben -9,1% delle commesse arrivate dall’estero. A luglio la variazione tendenziale del fatturato è stata confermata a -0,8%, mentre gli ordini hanno fatto segnare un -1,0%. Si tratta di elementi da non sottovalutare anche se, allargando il campo di riferimento, la situazione è migliore, dato che l’Istat rileva come il fatturato rimanga pressoché stabile su base trimestrale rispetto al 2018.
 
Mauro Severi, presidente AicaAltro segnale negativo è quello riguardante la produzione industriale di luglio, caratterizzato da un calo dello 0,7% sia su base annua che rispetto al mese precedente. Entrando nel dettaglio dei vari comparti, si vede come per la manifattura la contrazione sia dell’1,3% mentre per la produzione automobili il calo è di ben il 14 per cento. E in questo caso il confronto su un periodo più ampio conferma le difficoltà, dato che la contrazione congiunturale è stata negativa per il secondo mese consecutivo, mentre quella tendenziale è in discesa da ben cinque mesi. Ulteriore elemento di preoccupazione è il rallentamento di altre economie europee che costituiscono tradizionali mercati di sbocco per le aziende italiane, a iniziare dalla Germania, dove la produzione industriale è calata del 4,2% a luglio su base tendenziale (dati Eurostat). Inevitabile che le difficoltà degli altri Paesi continentali abbiano ripercussioni sull’economia italiana, dato che sono interconnesse, come sottolinea Mauro Severi, presidente di Aica, Associazione italiana dei costruttori di auto attrezzature: “Le aziende italiane, soprattutto nel settore automotive, sono strettamente legate all’industria tedesca per quanto riguarda ricambi e componentistica”. Un rapporto che non è solo italiano, visto che la Germania assorbe il 56% dei prodotti esportati dagli altri Paesi dell’Unione europea.
In questo contesto si assommano le difficoltà del comparto auto, che perde colpi anche a livello internazionale (ad esempio in Europa -3,2% la domanda di automobili nuove nei primi otto mesi dell’anno) e, almeno nei mercati più evoluti, ha avviato un processo di transizione dalla propulsione solamente diesel e benzina a quella ibrida o solamente elettrica. Tornando ai dati iniziali, a giugno il fatturato dell’industria automobilistica italiana ha segnato un -6.3% rispetto all’anno precedente e gli ordinativi sono calati di quasi il 16 per cento. Anche in questo caso luglio è stato migliore, seppur sempre caratterizzato da indicatori negativi (-2,7% il fatturato e -11,5% gli ordini). L’export ha fatto meglio del mercato interno, ma gli indicatori negativi caratterizzano tutto il primo semestre dell’anno. Nonostante ciò, i dati relativi alle aziende associate all’Aica, afferma Severi “descrivono un comparto in buona salute. Certo abbiamo registrato un calo degli ordinativi e di sicuro la situazione internazionale ha pesato sulle strategie messe in atto dalle aziende, ma analizzando i fatturati possiamo dire che siamo in linea con gli anni precedenti”.
 
L’attuale quadro congiunturale, tuttavia, “deve essere l’occasione per un impegno che coinvolga l’intero sistema produttivo italiano. Innovare, progettare, realizzare, aggregare sono le parole d’ordine. Valorizzazione delle eccellenze, apertura a collaborazioni e soprattutto formazione”, prosegue Severi, senza dimenticare la necessità di favorire lo sviluppo industriale e di realizzare le infrastrutture necessarie per l’industria 4.0. Inoltre servono “risposte univoche a livello europeo, non limitandosi a proteggere gli interessi di un singolo Paese, tanto più che non è il singolo che può reggere il confronto con il mercato statunitense o quello cinese. Devono essere adottate norme comuni sul modo di produrre e di rapportarsi con i mercati e con la concorrenza internazionale. Recuperare la leadership su mercati liberi e concorrenti è un dovere dell’Europa”. A proposito di mercati extra europei, Aica ha in programma una missione in Cina, su invito del Governo, con l’obiettivo di sviluppare cooperazioni in manifestazioni fieristiche e incrementare le possibilità di export. “Il controllo dei mercati, con regole unilaterali, non è possibile, servono collaborazioni e mediazioni su basi ugualitarie. Da secoli l’Europa è aperta ai mercati mondiali, le società che anno eretto muri o si sono ripiegate su se stesse hanno sempre subito nel tempo cicli di regressione”.



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