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Giugno 2021

Il test particolato fine adottato dai primi paesi europei

Massimo Brunamonti

A partire dalla fine del 2022 l’Olanda, il Belgio, la Germania e la Svizzera renderanno il test obbligatorio per i veicoli diesel in sede di revisione periodica
Se ne parlava da tempo, causa i deludenti risultati di riduzione dell’inquinamento da particolato fine nonostante l’imposizione dei limiti di emissione più restrittivi con l’introduzione del Filtro anti particolato (Fap). Oggi finalmente, dopo oltre tre anni di prove, i primi quattro paesi europei hanno deciso di adottare il test delle emissioni di particolato fine. Si tratta di Olanda, Belgio, Germania e Svizzera dove, tra il 2022 e l’inizio del 2023, il test del particolato diventa obbligatorio per i veicoli diesel in sede di revisione periodica.

Da un punto di vista tecnico è chiaro a tutti da tempo che l’attuale test di opacità è decisamente inadeguato alla verifica delle emissioni dei veicoli diesel più recenti. Vari studi, tra cui quello sviluppato dal Goca belga, dimostrano che l’80% dell’inquinamento è prodotto dal 20% dei veicoli ma di questo 20% solo lo 0,05% non passa il test emissioni; evidentemente c’è qualcosa che non va. Con l’avvento del Fap l’opacità allo scarico misurata in sede di revisione risulta mediamente ben al di sotto dei limiti e questo perché la tecnologia degli opacimetri non consente di misurare le emissioni di particolato fine, quello cioè al di sotto di 100nm; la conclusione è che il test di opacità, adatto a veicoli diesel di generazioni precedenti, ha poca o nessuna utilità per quelli successivi a Euro 4. L’introduzione di veicoli meno inquinanti dotati di Fap aveva la sua ragion d’essere nella sensibile riduzione, almeno sulla carta, dell’emissione del particolato fine. Ma così non è stato: come dimostrano i campionamenti di aria in tutta Europa, i livelli di inquinamento da particolato fine non sono diminuiti della quantità auspicata. Perché? La causa sembra consistere in una manutenzione carente o inadeguata; questa è la conclusione più o meno comune di una serie di studi condotti in vari stati dai quali risulta che in moltissimi casi i veicoli Diesel non sono correttamente manutenuti soprattutto per quanto riguarda il Fap, in molti casi addirittura rimosso. 
A questo punto le autorità competenti, messe sotto pressione dalla necessaria imposizione di blocchi alla circolazione in molte aree ad alta densità abitativa, si sono viste costrette a corre ai ripari. Alcuni anni fa è stato istituito in Svizzera un gruppo di lavoro, denominato N-Pti, con lo scopo di identificare e definire un metodo di prova delle emissioni di particolato in sede di revisione periodica; al gruppo N-Pti, inizialmente composto da esponenti di vari paesi europei, si sono poi aggiunti rappresentanti dei costruttori di apparecchiature di misura e di organizzazioni metrologiche portando così i lavori a compimento quando nel 2020 sono stati fissati limiti di emissione sotto test e sono state omologate le prime apparecchiature. A oggi quindi, anche in assenza di uno standard europeo armonizzato, esiste un approccio comune al quale i suddetti paesi hanno aderito e che stanno per mettere in vigore. La Commissione europea da parte sua, seguendo l’iniziativa di alcuni stati membri, ha avviato l’iter di definizione di una possibile norma o raccomandazione, incaricando il Jrl (Joint research laboratory) di predisporre una bozza dei contenuti per un tale provvedimento.

Anche altri paesi, quali Spagna, Svezia e Finlandia, stanno considerando l’adozione del test particolato mentre in Italia a oggi purtroppo non risulta se ne stia parlando. Eppure, la situazione inquinamento da noi non è migliore che altrove: blocchi alla circolazione a macchia di leopardo, soprattutto dei veicoli diesel, stanno causando pesanti disagi sia ai cittadini che al trasporto merci quando si potrebbe decisamente migliorare la situazione inquinamento semplicemente seguendo il percorso già noto intrapreso dai paesi pionieri. Fortunatamente la nuova dirigenza presso direzione generale della Motorizzazione, da poco insediatasi, ha finalmente avviato, dopo un blocco di circa tre anni, una fase di verifica delle prove e delle procedure di revisione in Italia, sia per recuperare il tempo perso che per adeguare le revisioni alle novità tecnologiche e normative. L’augurio è che in questa fase di aggiornamento si riesca a introdurre anche questo tipo di verifiche e scongiurare così ulteriori eccessivi livelli di inquinamento ambientale.
 





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