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Aprile 2017

Aftermarket, la competizione tra imprese è sempre più selettiva

di Dino Collazzo

Il mercato dell’Independent aftermarket italiano gode di buona salute e chiude il 2016 con il segno più. Al netto di ciò, lungo la filiera si sta assistendo a una riorganizzazione dei rapporti di forza e delle alleanze tra partner commerciali per la creazione di nuovi equilibri economici. Secondo il Centro di ricerca per il settore automotive del Politecnico di Torino è in atto un processo di selezione a favore delle aziende più virtuose.
Il mercato dell’Iam (Independent aftermarket) italiano è in buona salute e chiude il 2016 – per il quarto anno consecutivo – con il segno più. Le imprese attive in questo settore sono in forte espansione e lo dimostra la crescente competitività, divenuta più aggressiva, tra i diversi attori in gioco. Questa situazione, stando all’analisi realizzata dal Politecnico di Torino e presentata durante il settimo convegno Iam Italia, sta generando un’ipertensione lungo tutta la filiera. Con il risultato che nei prossimi anni si assisterà a una riorganizzazione dei rapporti di forza e alleanze tra partner commerciali nel campo della distribuzione, componentistica e ricambistica per arrivare alla creazione di nuovi equilibri economici. Infatti, secondo Silvano Guelfi, responsabile scientifico del centro di ricerca Automotive independent aftermarket, nel sistema Iam è in atto un processo di selezione a favore delle aziende più virtuose. Quelle in pratica che in questa fase stanno puntando su: investimenti, patrimonializzazione, riduzione dell’indebitamento e innovazione tecnologica. Parliamo di una strategia di lungo periodo che vede le grandi aziende, quelle più strutturate, pronte a tirare la volata verso margini e fatturati più alti e le altre, la maggioranza, subito dietro a inseguire per rimanere agganciate alla ripresa. Non tutta la filiera aftermarket però si muove all’unisono. Evidenziandosi delle differenze in termini di crescita, investimenti messi in campo e risultati ottenuti tra i settori della distribuzione, componentistica e ricambistica.
 
Investire è la parola d’ordine nel mercato dell’Iam. Le imprese che operano nel settore della distribuzione hanno adottato, da 4 anni, una strategia di rafforzamento della loro posizione all’interno del mercato, attraverso la riduzione dell’indebitamento, l’efficientamento dei processi produttivi e la patrimonializzazione. Analizzando l’andamento dal 2012 al 2016 si registrano, in media, diversi risultati positivi. Il primo è dato da un costante incremento del patrimonio netto delle aziende con un Cagr (tasso di crescita annuale composto) del 7,8%, a cui si connette un miglioramento dell’incidenza del capitale investito (cagr 4,1%). Guardando più nel dettaglio si notano alcuni cambiamenti positivi. In particolare la riduzione per le imprese dei tempi d’incasso e pagamento (da 97 a 95 giorni d’attesa nel primo caso e da 107 a 94 nel secondo), un miglioramento del tasso di rotazione del magazzino (da 2,66 a 2,87), una maggiore produttività del capitale investito (da 1,68 a 1,74), un punto di pareggio economico passato dall’89% all’80 e un rapporto Pfn/Ebitda sceso da 3,74 a 2,81. Tutti segnali che consentono di affermare che nel settore della distribuzione si sta riducendo il rischio operativo. Nel 2016, infatti, l’Ebitda è stato dell’8,1% (nel 2012 era del 7,4%) mentre il valore della produzione 2012-2016 ha registrato un cagr del 6,3%. Numeri che hanno consentito di realizzare un fatturato, 2016 su 2015, in crescita del 4,2%. Questi dati incoraggianti, però, non valgono per tutti gli attori che operano in questo mercato. Infatti, a trainare la distribuzione in Italia sono soprattutto 10 grandi player che detengono il 48,5% di quote di mercato. Un dato destinato a salire, secondo l’analisi realizzata dal Politecnico di Torino, fino al 64% nel 2020. E questo anche per via di fusioni, acquisizioni e partnership commerciali che stanno già avvenendo all’interno del sistema. In un confronto tra i primi 10 operatori e gli altri ciò che salta all’occhio è il differenziale di crescita tra i primi che viaggiano spediti e i secondi che sembrano invece muoversi con il freno a mano tirato. Prendendo in esame alcuni parametri risulta che le prime 10 grandi aziende ottengono ottimi riscontri su margine commerciale (27,5% nel 2015 costante rispetto al 2014), margine operativo lordo (7,5% con un più 0,4% su 2014) e rendimento lordo del capitale investito netto (11,5% con un più 1,3% su 2014). Mentre sono in territorio negativo le altre. Il risultato è che le prime realizzano un fatturato trainato esclusivamente dai volumi, visto l’andamento ancora basso dei prezzi, mentre le seconde fanno sempre più fatica. Un discorso simile vale anche per componentisti e ricambisiti. La differenza in questo caso però è che mentre la distribuzione vive una fase di forti investimenti e quindi di maggiore dinamicità, gli altri hanno iniziato a raccogliere i frutti di operazioni fatte in precedenza. Un elemento in comune in questo caso è dato dalla presenza, anche tra i componentisti, di pochi grandi attori che oggi si spartiscono una grossa fetta di mercato.
 
In sintesi il mercato dell’Iam sta attraversando una fase di trasformazione. Le imprese coinvolte hanno messo in campo strategie e risorse in modo da ridefinire, spostandosi verso posizioni sempre più vantaggiose, la loro presenza sul mercato. La scelta di offrire prodotti di gamma superiore a prezzi contenuti, di cercare alleanze, creare accordi e reti d’impresa tra operatori (produzione, distribuzione e utenza) e migliorare i processi di produzione investendo sull’innovazione tecnologica stanno generando una selezione competitiva accelerata. Il cui risultato sarà la nascita di gruppi più grandi e strutturati in grado di operare di concerto in diversi settori.





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