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Febbraio 2019

Auto connesse e infrastrutture intelligenti tra V2X e reti 5G

Simonluca Pini – Contributor Editor de Il Sole 24 Ore

Non solo guida autonoma ed elettrificazione. Il nuovo trend dell’automotive è la connettività, a partire da quella di bordo fino alla comunicazione tra veicoli e infrastrutture.
Guidare un’auto capace di avvisare altri veicoli di un imminente pericolo o di tracciare lo stato di manutenzione delle strade. Oppure infrastrutture che dialogano in tempo reale con i mezzi su strada indicando il miglior tragitto per evitare il traffico. Nell’era dell’Internet of Things (l’internet delle cose) che si intreccia con l’Internet of Cars, il concetto di comunicazione sarà innalzato a nuovi livelli nel mondo dell’automotive con le automobili in grado di dialogare tra di loro e con le infrastrutture.

La comunicazione è al centro anche dello standard C-V2X (Cellular Vehicle to everything), tecnologia che rende appunto possibile il dialogo tra le quattro ruote e arredo urbano come semafori o lampioni. Già oggi determinate gamme di modelli sono in grado di dialogare tra di loro attraverso il protocollo C2X (Car To Communication) ma lo scambio di dati è ristretto alle vetture del singolo marchio. Con l’espansione del protocollo C-V2X, e di nuove realtà pronte a diventare protagoniste nell’automotive come Qualcomm e Huawei, grazie anche all’arrivo dello standard 5G in tempo reale la nostra auto dialogherà con gli altri utenti della strada migliorando sotto il profilo della sicurezza, dell’efficienza e dell’intrattenimento attraverso il collegamento con attività commerciali. Una delle caratteristiche più importanti di C-V2X è quella di offrire ai veicoli comunicazioni a bassa latenza per V2I, Vehicle-to-Vehicle (V2V) e Vehicle-to-Pedestrian (V2P) senza l'utilizzo di una rete cellulare, ma operando in uno spettro dedicato a 5,9 GHz. Questo si traduce in migliori prestazioni e una maggiore compatibilità tra sistemi. Entro il 2022 è molto probabile che il 100% delle vetture di nuova immatricolazione saranno connesse e in larga parte capaci di comunicare tra di loro. A conferma di come la condivisione di dati sarà una protagonista della mobilità del futuro, il governo cinese dal 2025 permetterà soltanto l’immatricolazione di auto capaci di trasmettere e ricevere informazioni tra mezzi e dall’ambiente in cui si muovono. In un panorama dove le smart cities sostituiranno le tradizionali città, viaggiare su “device” a quattro ruote sarà la normalità e permetterà di accedere ad app di bordo capaci di rispondere alle esigenze più disparate e di essere parte integrante di un sistema dove la vettura dialoga con attività commerciali, infrastrutture e altri utenti della strada. In un contesto di mobilità dove l’Internet of Things (l’internet delle cose) si fonde con l’Internet of Cars, la lista di novità è pronta a crescere in maniera esponenziale.

Già oggi sistemi operativi, presenti su modelli premium, permettono un “filo conduttore” tra vita domestica, lavorativa e in auto con la tecnologia che ricorda gli appuntamenti da non perdere come la riunione a scuola dei propri figli consigliando il tragitto più breve per arrivare in orario in base alle condizioni del traffico. Un legame sempre più stretto sarà anche quello tra smartphone e autovetture, con i primi diventati indispensabili alleati alla guida grazie alla presenza di navigatori satellitari connessi e possibilità di ascoltare musica in streaming in ogni situazione. Oltre alle doti di intrattenimento, i device dei singoli automobilisti diventeranno “sensori mobili” per la segnalazione dello stato della pavimentazione e delle infrastrutture stradali (compresi ponti e viadotti). Tutto questo sarà possibile grazie alla tecnologia introdotta un anno fa dal Senseable City Lab Consortium del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, diretto dall'italiano Carlo Ratti. Dopo l’annuncio tra l'Anas e l'Mit di un accordo per sperimentare questa tecnologia su due tratte autostradali in gestione Anas nello specifico l'A90 Grande Raccordo Anulare di Roma e l'A91 Roma-Aeroporto di Fiumicino, con i primi test al via febbraio 2019. La tecnologia consente di sfruttare i dati contenuti negli accelerometri presenti in ogni smartphone: tre ricercatori del Mit raccoglieranno i dati degli utenti in transito sulle due tratte, soprattutto vibrazioni e rumori, e questo consentirà di fornire (mettendo insieme tutti i dati) un primo screening quotidiano e in tempo reale sulla situazione di pavimentazione e ponti e viadotti.



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