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Settembre 2018

Aftermarket, ecco come le nuove tecnologie dell’auto stanno cambiando il lavoro del meccanico

Stefano Belfiore - direttore di Inforicambi

Per continuare ad avere un business nel settore gli autoriparatori 4.0 devono avere nuove skill, doti da manager e macchinari innovativi per riuscire ad attrarre clienti e occuparsi dei loro veicoli “intelligenti”.
Guida autonoma, elettrificazione, digitalizzazione stanno portando, come è sotto gli occhi di tutti, a un maggior livello di complessità tecnica dei veicoli. Elementi che impattano sull’intera filiera dell’aftermarket automotive. Nessuno attore ne è esente. Nemmeno il meccanico (oggi meccatronico) che necessita di avere un bagaglio di competenze nuove per far fronte alle attuali e poi future procedure di riparazione e manutenzione. Se ad esempio il ricambista deve fare nuove considerazioni sugli investimenti in magazzino, che nella cornice della nuova mobilità vanno ripensati  non solo nell’impianto (logistica) ma anche nel numero degli articoli presenti, l’autoriparatore, di contro, è chiamato ad avere nuovi skill che, dalle competenze tecniche, coinvolgono ulteriori capacità in ottica manageriale e comunicativa. Altra cosa certa è la specializzazione: sempre meno un optional e sempre più un obbligo. Senza dimenticare di pensare in anticipo a come muoversi, quale direzione prendere e quale strategia adottare in futuro. Così da cavalcare il cambiamento epocale che si sta vivendo nel miglior modo possibile. Insomma come un’opportunità da cogliere.


I tempi cambiano, le competenze pure
Il mercato dell’auto si è palesemente evoluto negli ultimi dieci anni. Pertanto l’autoriparatore deve necessariamente avere innanzitutto una overview di competenze quanto più ampia possibile per saper mettere le mani su ogni auto che viene ricoverata in officina. Da qui parte l’assunto di Alessandro Angelone, presidente nazionale di Confartigianato autoriparazione, che sostiene: “Bisogna sempre essere prepararti e studiare per comprendere le logiche dell’auto di oggi e del domani. Il meccanico deve capire sempre più (ed è una inclinazione per fortuna già presente nella sua forma mentis) che la formazione non va concepita come un costo bensì come un investimento che aiuta a migliorare la sua competitività nel mercato in cui opera”.

È anche questione di attrezzature
Non conta solo l’esperienza finora maturata sul campo (senza dubbio background essenziale per poter continuare il proprio esercizio). Essenziali, come leve di demarcazione competitiva, sono anche i macchinari presenti in un’officina moderna. Bisogna mettere in soffitta l’idea classica del meccanico con ‘pinza e chiavi in mano’. Mettere le mani su motori di ultima generazione sempre più complessi e diversi tra loro oppure sui moderni Adas (come la sterzata e la frenata automatica) non è semplice e necessita, come detto, di nuovi skill. Richiede da un lato expertise e dall’altro macchinari specifici tarati, ad esempio, su una diagnostica di avanguardia in grado di prevenire l’insorgenza del guasto (manutenzione predittiva) nonché di ricercarlo con un’analisi precisa in modo da ridurre i tempi di inattività dei veicoli ed evitare fermi per guasto.

Non solo hardware ma anche software
La sostituzione o la riparazione tempestiva dei componenti interessati presuppone, oggi più di ieri, la presenza in officina di virtuose ed efficienti banche dati (sempre aggiornate) in grado di dare al meccatronico tutte le informazioni tecniche e tutti i dati per l’individuazione rapida e precisa dei ricambi da sostituire. “Si tratta di un vero patrimonio di nozioni – continua il presidente Angelone – che fanno capire, prima di iniziare un’attività di riparazione, dove e come intervenire”.  Dunque un prezioso strumento di supporto per gli autoriparatori (visto la valenza che hanno questi software gestionali) in un contesto odierno in cui Figiefa (Federazione internazionale di distributori di ricambi) sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione per un libero accesso ai dati dei veicoli che siano disponibili anche per gli operatori del post-vendita.

Officina 2.0: saper comunicare
Accanto a vecchie e nuove competenze e attrezzature, c’è un’altra keyword da tenere in debita considerazione. Il primo assioma della comunicazione recita: “Non si può non comunicare”. E per farlo bisogna farlo bene. Con una piattaforma multi-channel che punti alla giusta conversione. Un’equazione valida per l’impresa così come per un’officina che è un’azienda a tutti gli effetti. Oggi in una strategia comunicativa, il digitale gioca un ruolo di primo piano. Il meccanico deve farsi trovare sul web. Deve costruirsi una presenza strutturata nel mondo dell’online dove a parlare sono le proprie capacità e le informazioni-consigli che può dare all’automobilista per legarlo alla propria community così da soddisfare il funnel (utente che diventa cliente). Un sito ben fatto e indicizzato con un blog, per esempio, dove poter dispensare pillole utili per preservare la longevità dell’auto: è la base di parenza. E poi i social network. Atra strada obbligata, in questo caso in un percorso comunicativo che matura in rete, dove fare il giusto storytelling sulle giuste piattaforme 2.0. Senza dimenticare, infine, la comunicazione offline. Un esempio tra tanti? Curare il layout visivo dell’officina che deve saper dare il giusto welcome all’automobilista di turno. Perché il primo impatto conta sempre. E come!

Il meccatronico è anche un manager
Oltre ad essere un bravo tecnico della riparazione (che riesce a informarsi sulle ultime novità e tendenze), oltre a vestire anche i panni di un comunicatore, il meccanico di oggi non può che non essere anche un manager. E anche qui scardiniamo un altro stereotipo. Non può essere, come dire, una esclusiva figura di operation. Ma deve sapere anche governare, nella giusta misura, le logiche che muovono la gestione economica della sua officina, monitorando gli aspetti fondamentali della redditività della propria struttura.

Parola d’ordine: multiservice
Ulteriore elemento da considerare. E bene. “Un gate di uscita che può oggi rappresentare un fattore vincente è creare le giuste sinergie di settore” evidenzia Angelone. “L’officina – prosegue – deve essere multiservice perché non tutti sanno fare tutto. È fondamentale puntare sulle singole specializzazioni, aggregandole in modo sapiente”. Così da dare all’automobilista un unico network dove poter trovare tutto ciò di cui ha bisogno.

Cercasi meccanici disperatamente
In un contesto epocale e di grandissima evoluzione – dove l’auto, seppur nel suo orizzonte elettrico (di lungo periodo) sarà comunque oggetto di interventi manutentivi e riparativi – sembrerebbe perdere di ‘appeal’ la figura del meccanico. Lasciamo stare il passaggio generazionale che muove dinamiche diverse per il buon fine nella successione ‘padre-figlio’. Parliamo dell’autoriparatore come posizione di lavoro ambita dai giovani in età post-scolare. L’ultimo screening del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal (sulla base delle entrate previste dalle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi tra agosto e ottobre 2018), evidenzia che il lavoro del meccanico risulta essere (insieme a fabbri, saldatori, montatori, operai di macchine per lavorazioni metalliche) tra le figure specializzate più difficili da reperire dalle aziende sul mercato durante il mese di agosto. Una mancanza d’interesse da parte dei nostri giovani? Staremo a vedere. Un dato, però, che se dovesse essere vero stride con una marcata richiesta (da parte sia del circuito autorizzato che di quello della riparazione indipendente) a cercare manodopera qualificata e specializzata.



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